Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
stessa matematica a una lontananza dal mondo fisico, a una inapplicabilità al mondo<br />
delle materie di fatto, dove la necessità del sapere matematico non ha luogo, lasciando il<br />
campo alla sola probabilità o, come meglio vedremo, alla credenza.<br />
7.3. La critica al principio di causalità<br />
“Tutti i ragionamenti relativi a materie di fatto sembrano fondati sulla relazione di cause ed<br />
effetto” (Ivi, IV, I).<br />
Arriviamo così alla principale associazione di idee su cui costruiamo il nostro sapere,<br />
cioè il principio di causa, che come si sa è il cuore <strong>della</strong> critica humeana e il ponte per<br />
negare che vi sia la possibilità di una conoscenza necessaria che parta dalle impressioni<br />
sensibili. Noi abbiamo a che fare solo con fasci di impressioni distinte: il resto è solo<br />
costruzione arbitraria e probabile<br />
“Tutto considerato, nell'intera natura non si presenta nemmeno un solo esempio di<br />
connessione che sia da noi concepibile. Tutti gli eventi sembrano completamente staccati e<br />
separati. Un evento segue a un altro, ma non possiamo mai rilevare un legame tra di essi.<br />
Sembrano congiunti in una serie, ma giammai connessi. E poiché non possiamo avere<br />
alcuna idea d'una cosa che non si sia mai presentata ai nostri sensi esterni o al nostro<br />
sentimento interno, la conclusione necessaria sembra essere che non abbiamo idea alcuna di<br />
connessione né alcuna capacità di farcela, e che parole siffatte sono assolutamente prive di<br />
qualsiasi significato, le si adoperi nelle argomentazioni filosofiche o nella vita di tutti i<br />
giorni” (Ivi, VII, II, 4, p. 61).<br />
La critica di Hume al principio di causalità comincia con una ormai nota distinzione:<br />
“Due sono le questioni che mi accingo a esaminare: 1. Per quale ragione diciamo necessario<br />
che tutto ciò che ha un cominciamento debba avere una causa? 2. Perché affermiamo che<br />
certe cause particolari debbono necessariamente avere certi particolari effetti? Qual è la<br />
natura di quest'inferenza, per cui passiamo dalle une agli altri, e <strong>della</strong> credenza che<br />
riponiamo in essa?” (Hume, 1739-40, I, III, 2, pp. 90-91).<br />
Il primo è un problema che riguarda la fondazione del principio di causalità, mentre<br />
il secondo riguarda la fondazione dell'inferenza induttiva, ma entrambi i problemi sono<br />
affrontati da Hume con il chiaro scopo di mostrare che non vi è alcuna possibilità di<br />
fondare in maniera indiscutibile il principio di causalità e il procedimento induttivo, ma<br />
che anche questi, come tutto il sapere, sono basati sull'esperienza e su una sua<br />
generalizzazione arbitraria. Esaminiamo un problema per volta.<br />
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