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Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif

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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />

metafisica. Per i primi due si tratta solo di scoprire come sono possibili, per<br />

gli altri anche se effettivamente vi sono. E' questo il problema da cui Kant è<br />

angosciato e che così formula nella lettera del 21 febbraio 1772 a M. Herz:<br />

“[...] rilevai che mi mancava ancora qualcosa di essenziale. Durante le mie<br />

lunghe ricerche metafisiche, io (così come molti altri) non l'avevo preso in<br />

considerazione, ma esso costituisce in realtà la chiave di tutti i misteri <strong>della</strong><br />

metafisica, che finora è rimasta celata a se stessa. Mi chiesi cioè: su quale<br />

fondamento poggia la relazione di ciò che in noi si chiama rappresentazione<br />

con l'oggetto?” (Kant, 1772, p. 65). Ebbene, la risposta a questa domanda, e<br />

quindi “la chiave di tutti i misteri <strong>della</strong> metafisica”, si trova nella Deduzione<br />

trascendentale.<br />

[ ]<br />

98 Nella Prefazione all'edizione del 1781, Kant spiega: “L'una [quella<br />

oggettiva] riguarda gli oggetti dell'intelletto puro, e deve stabilire e spiegare<br />

la validità oggettiva de' suoi concetti a priori; e rientra appunto perciò<br />

essenzialmente nei miei fini. L'altra [quella soggettiva] passa a considerare<br />

lo stesso intelletto puro secondo la sua possibilità e i poteri conoscitivi su<br />

cui esso si fonda, per studiarlo quindi nel rapporto soggettivo” (A 10).<br />

Strawson fa notare (Strawson, 1966, p. 77) che tenendo presente questo<br />

duplice aspetto, la Deduzione trascendentale, da un lato, può essere vista<br />

come un'argomentazione “sulle implicazioni del concetto di esperienza in<br />

generale” - è l'aspetto oggettivo -, dall'altro lato, come “una descrizione<br />

delle attività trascendentali delle facoltà soggettive che producono<br />

esperienza” - è l'aspetto soggettivo -. Qui si collega anche il problema se la<br />

deduzione 1781 sia completamente altra da quella del 1787. Per esempio,<br />

Schopenhauer (Schopenhauer, 1819) e Heidegger (Heidegger, 1929)<br />

propendevano per questa tesi ed entrambi privilegiavano la prima versione,<br />

seppur per motivi diversi: Schopenhauer perché la riteneva più idealistica e<br />

Heidegger perché in essa il tempo aveva un ruolo primario. In effetti, nella<br />

versione del 1781 vi è una maggior enfatizzazione <strong>della</strong> dottrina delle tre<br />

sintesi delle fonti soggettive del conoscere, ma a ben guardare questa è tratta<br />

anche nell'edizione del 1787, seppur in modo diverso. Secondo tale dottrina,<br />

“Se io dunque attribuisco al senso, per il fatto che esso conviene nella sua<br />

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