Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
delle figure che non può esercitare l'intelletto senza stancare molto<br />
l'immaginazione; e nella seconda si è talmente soggetti a certe regole e cifre<br />
che se ne è fatta un'arte confusa e oscura che imbarazza la mente, invece di<br />
una scienza che la coltivi” (Cartesio, 1637, p. 144).<br />
[9] “Avrei dovuto scegliere il meglio dell'analisi geometrica e dell'algebra e<br />
avrei corretto i difetti dell'una e dell'altra” (Cartesio, 1637, p. 146).<br />
[ ]<br />
10 “L'esatta osservazione dei pochi precetti che avevo scelto mi diede tanta<br />
facilità a risolvere tutti i problemi trattati dalle due scienze [analisi<br />
geometrica e algebra], che nei due o tre mesi impiegati per esaminarli,<br />
cominciando dai più semplici e generali e servedomi di ogni verità scoperta<br />
come di una regola per trovarne di successive, non soltanto venni a capo di<br />
parecchi problemi che una volta avevo giudicato molto difficili, ma mi<br />
sembrò anche, verso la fine, di poter determinare, negli stessi problemi che<br />
ignoravo, il metodo e i limiti in cui era possibile risolverli” (Cartesio, 1637,<br />
p. 146).<br />
[ 1]<br />
1 “Non avendo assoggettato tale metodo ad alcuna materia particolare, mi<br />
promettevo di applicarlo altrettanto utilmente alle difficoltà delle altre<br />
scienze come avevo fatto con quelle dell'algebra” (Cartesio, 1637, p. 147).<br />
[ ]<br />
12 “Essendo una sola la verità di ogni cosa, chiunque la trovi ne sa quanto<br />
è possibile saperne... un bambino istruito in aritmetica, se ha fatto<br />
un'addizione seguendo determinate regole, può essere certo di aver trovato,<br />
riguardo alla somma esaminata, tutto ciò che l'ingegno umano poteva<br />
trovare” (Cartesio, 1637, p. 146).<br />
[13]<br />
Si può ovviamente osservare che tale risultato non è proprio assodato,<br />
come illustra Hobbes nella seconda delle cosiddette Terze obiezioni quando<br />
fa notare che “dal fatto che sono uno che pensa, segue Io sono, poiché ciò<br />
che pensa non è un niente. Ma quando egli aggiunge, cioè uno spirito,<br />
un'anima, un intelletto, una ragione, allora sorge un dubbio. Perché non mi<br />
sembra una buona argomentazione dire: io sono uno che pensa dunque sono<br />
un pensiero; e neppure io sono uno che intende dunque sono un intelletto.<br />
Perché potrei dire allo stesso modo: sono uno che passeggia, dunque sono il<br />
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