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Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif

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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />

dubitare anche delle certezze che nessuno potrebbe discutere: anche l'evidenza che due<br />

più tre fanno cinque, o che il quadrato ha quattro lati può essere messa in discussione<br />

ipotizzando l'esistenza di un genio maligno e potente che ci inganni ogniqualvolta<br />

sommiamo due a tre o contiamo i lati delle figure geometriche. Iperbolico quanto<br />

possibile, tale dubbio inficia la certezza <strong>della</strong> conoscenza intellettuale e matematica, ma<br />

non arriva a produrre l'esito scettico per cui di nulla siamo certi. Infatti, pur se esiste un<br />

tale genio maligno che mi inganna sempre<br />

“Non c'è dubbio che io esista, se egli mi inganna; e mi inganni fin tanto che vorrà, non<br />

potrà mai fare che io sia nulla, nel momento in cui penserò di essere qualcosa. In tal modo,<br />

dopo aver ben pensato ed esaminato tutte le cose, devo infine concludere e tener per certo<br />

che questa proposizione: io sono, io esisto, è necessariamente vera ogni volta che la<br />

pronuncio o la concepisco nel mio spirito” (Cartesio, 1641, p. 204).<br />

Se dubito penso, se penso esisto. In questo passaggio essenziale prende corpo lo<br />

spostamento moderno dall'essere al pensiero, la dipendenza dell'ontologia dalla teoria<br />

<strong>della</strong> conoscenza e dai suoi risultati. Solo ciò che è certo è. La prima regola del metodo<br />

ha dato il suo primo risultato. [ 13 ]<br />

A questo punto Cartesio può riprendere il cammino di composizione del sapere - e<br />

dell'essere - e i due piani sono strettamente connessi. Dall'evidenza del cogito si passa<br />

alla sua definizione:<br />

“Che cosa dunque io sono? Una cosa che pensa. Che cos'è una cosa che pensa? Una cosa<br />

che dubita, concepisce, afferma, nega, vuole, non vuole, immagina e sente. […] Fra questi<br />

attributi ce n'è qualcuno che può essere distinto dal mio pensiero o dirsi separato da esso?<br />

Ma è così evidente che sono io a dubitare, capire, desiderare, che non c'è affatto bisogno di<br />

aggiungere nulla per spiegarlo” (Ivi, p. 207).<br />

Si tratta di una definizione interessante, che accorpa nella res cogitans funzioni non<br />

solo cognitive (dubitare, concepire) ma anche morali (affermare, negare, volere),<br />

sensibili e immaginative.<br />

Una sostanza piuttosto varia, tutto sommato, quella del pensiero, peraltro giustificata<br />

sempre da una definizione di chiarezza e distinzione che funge da crivello per la<br />

determinazione delle specificazioni di tale sostanza, salva evidentia. [ 14 ] E'<br />

analizzandola sul piano cognitivo che Cartesio giunge, nella terza meditazione, a fornire<br />

una tipologia delle idee che nella res cogitans trovano luogo. Le idee sono infatti, per<br />

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