Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
[ ]<br />
73 Questa è anche la soluzione al problema <strong>della</strong> Critica: Come sono<br />
possibili i giudizi sintetici a priori?<br />
[ ]<br />
74 Qui Kant parla di "coscienza del mio stato" e di "coscienza in<br />
generale". Che cosa siano effettivamente può essere trovato nel § 18 <strong>della</strong><br />
Deduzione trascendentale: “L'unità trascendentale dell'appercezione è<br />
quella, per la quale tutto il molteplice dato da un intuizione è unito in un<br />
concetto dell'oggetto. Perciò essa si chiama oggettiva, e deve essere distinta<br />
dall'unità soggettiva <strong>della</strong> coscienza, che è una determinazione del senso<br />
interno, onde quel molteplice dell'intuizione è dato empiricamente per una<br />
tale unificazione” (B 137). Per cui, la "coscienza del mio stato" è "l'unità<br />
soggettiva <strong>della</strong> coscienza", mentre la "coscienza in generale" è "l'unità<br />
<strong>della</strong> coscienza",o "unità trascendentale dell'autocoscienza". In realtà, le<br />
cose per la "coscienza in generale" non sono così aproblematiche. De<br />
Vleeschauwer fa notare che vi è un intero volume dedicato a questo tema<br />
(Amrhein, Kants Lehre v. Bewusstein überhaupt, Berlin 1909) e in questo,<br />
fra l'altro si evidenzia anche la formulazione "coscienza in generale" non<br />
compare nella prima edizione <strong>della</strong> Critica, mentre compare quattro volte<br />
nei Prolegomeni e solo una volta nella seconda edizione <strong>della</strong> Critica (cfr.<br />
de Vleeschauwer, 1936, pp. 464-465).<br />
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Kant porta il seguente esempio: “che la camera sia calda, lo zucchero<br />
dolce, l'assenzio disgustoso, sono giudizi validi soltanto soggettivamente.<br />
Giacché io non pretendo che io debba sempre ritenere ciò e che ogni altro<br />
debba ritener ciò proprio come me: essi esprimono soltanto una relazione di<br />
due sensazioni su uno stesso soggetto, cioè me stesso, ed anche soltanto nel<br />
mio attuale stato percettivo, e non devono perciò valere anche per l'oggetto:<br />
tali giudizi io li chiamo percettivi. Col giudizio di esperienza la cosa è<br />
affatto diversa. Ciò che l'esperienza mi insegna in certe circostanze, deve<br />
insegnarlo sempre a me ed anche ad ogni altro; la validità di essa non si<br />
limita al soggetto o al suo stato attuale. Perciò io annunzio tutti i giudizi<br />
cosiffatti come validi oggettivamente; quando p. es., io dico: l'aria è elastica,<br />
dapprima questo giudizio è soltanto percettivo, io riferisco nei miei sensi<br />
due sensazioni soltanto l'una all'altra. S'io voglio che lo si dica un giudizio<br />
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