Lo sviluppo della gnoseologia moderna - Swif
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Giovanni Boniolo© 2003 – <strong>Lo</strong> <strong>sviluppo</strong> <strong>della</strong> <strong>gnoseologia</strong> <strong>moderna</strong><br />
sintesi dell'immaginazione dovuta allo schema corrispondente <strong>della</strong> successione del<br />
reale, il quale, a sua volta, temporalizza la categoria <strong>della</strong> causalità e <strong>della</strong> dipendenza.<br />
Si noti che questo, come lo sarà il prossimo, è un effettivo principio che parla <strong>della</strong><br />
relazione fra i fenomeni, mentre quello precedente più che parlare di relazione fra i<br />
fenomeni, rendeva possibile parlare di relazione. Infatti, si può parlare di successione<br />
(nel principio di causalità) e di contemporaneità (nel principio di azione reciproca) solo<br />
perché vi è una sostanza che permane nel tempo e rispetto alla quale avvertiamo queste<br />
due determinazioni del tempo. In un certo qual senso, il principio <strong>della</strong> permanenza può<br />
essere pensato come condizione necessaria per questi due ultimi principi.<br />
Il principio di causalità è uno dei due principi forti <strong>della</strong> legalità <strong>della</strong> natura in<br />
quanto esso regola tutte le interazioni non contemporanee fra i fenomeni. Se non ci<br />
fosse, avremmo solo delle connessioni soggettive, invece, grazie a esso, rendiamo<br />
oggettiva ogni situazione di causa ed effetto, ovvero ogni successione di fenomeni<br />
dinamicamente collegati nel tempo. Questo non significa che esista una causalità<br />
oggettiva intrinseca al mondo, quanto che la causalità è una condizione trascendentale<br />
che universalizza e rende necessaria ogni interazione fra elementi dell'esperienza.<br />
La terza e ultima analogia ha come principio quello dell'azione reciproca, secondo<br />
cui: “tutte le sostanze, in quanto possono essere percepite nello spazio come simultanee,<br />
sono tra loro in una azione reciproca universale” (B 217).<br />
Questo principio completa la legislazione <strong>della</strong> natura: se il precedente stabiliva una<br />
regola per le interazioni non contemporanee, questo stabilisce una regola per le<br />
interazioni contemporanee, o meglio per la compresenza dei fenomeni. Anche questo<br />
principio non è altro che la legge dovuta allo schema correlato <strong>della</strong> simultaneità del<br />
reale nel tempo, il quale, a sua volta, è l'applicazione <strong>della</strong> relativa categoria <strong>della</strong><br />
comunanza.<br />
Nell'apprensione del molteplice, molte volte abbiamo a che fare con fenomeni la cui<br />
percezione è temporalmente indifferente, ossia prima possiamo percepire il fenomeno A<br />
e poi il fenomeno B, o viceversa; in tal caso siamo in presenza di una contemporaneità<br />
di A e B. Naturalmente, l'apprensione porterebbe solo a una compresenza arbitraria di A<br />
e B. Ma se interviene il concetto puro di comunanza ecco che l'associazione soggettiva<br />
diventa oggettiva, ossia universale e necessaria. Questo significa che esiste una<br />
condizione trascendentale a priori, particolarizzata nel principio di azione reciproca,<br />
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