Ayuntamiento de Madrid - Memoria de Madrid

I j í VlTjí DEI MAn-CHESE DI V E S C A l l A
lo fior della giouaneT^ &per la helle:(p^a del corpo, & pieno ¿f ogni virtà,
&el€gan:^a militare,grandemente l*amaua.Doue confolandolo il Marchefe»
lodando molto la grandeT^ d'animo,& l'vmanità, ch'era in Carlo Impera^
tore : lo auea deliberatojijfe il I{e,morendo onoratamente fra gli altri,lihe'*
rare l'animo da quefta cofi grande ajpre:i^ delle cofe mie ,per non rimanere
in vita doppo la morte di tanti miei chiarisfimi capitani. Ma la Fortuna
già molto tempo afi>risfimamente, & à gran torto nimica al noftro nomC t
per riferhare la vita {mal mio grado) à ¡fettacolo della forte, che mifchernif
fe,non m'ha lafciato onoratlsfimamente morire : con quefto folo nondimeno
confolerò me medefimo nella memoria di cofi gran perdita, che per l'auenire
10 non temerò piu d'alcuna ingiuria della Fortuna. Terciò ch'ella crudelisy
mámente fempre infuriando,ne ancora mai per tante rotte ahondantemente
faciata,ora finalmente aura ¡¡pento il rimanente dell'odio fuo in quefto publi'
co pianto di tutta la Francia,& fuprema mia perdita per lo cafo di tanta fc^
gura, Con quefte parole egli moffe quafi le lagrime non pure a' vincitori > *
quali aueuano prefo fingolare allegreT^a, ma ancora con la confideratione
d'vna cofi gran vittoria confufe talmente gli animi d'ogni forte foldati,i q^f^,
11 gli erano d'intorno, che ßcilmente daU'vccifioni & dalla preda ancora fi rt
uolgeuano d'ogni parte allo ¡pettacolo di cofi grande prefo. Fu menato ^
fua comisfione nel campo de'Francefi, per non eßer veduto con ifthernott^
quella Fortuna dà Tauefi, a* quali aueuano ßtto gran danni, & dà foldatt
fuperbi,che verano fiati in difefa, i quali fi riputauano grandemente afflitta
da lunghi incomodi deWaffediofofienuto. Qmui ßcilmente guarì di qt^el^
le ferite,eh'egli auea riceuute,maperò leggiere nelle parti di dietro della cO"
fcia,nella man dritta,& in cima d'vna gota : aueua anco tanto ben foñenuto
alcune archibugiate nella cora'^ doppia, che portando egli al collo vnpe^
^tto della croce di CRISTO ferrato in vn cafiettin d^oro,dagli huomini
deuoti era tenuto per miracolo, che non foffe ñato morto. Dicefi, che'l PsS
non fi moflrò punto corrucciato à Borbone, che fi gli mife alle ginocchia, &
volle baciargli la mano, ma in abito di chi con animo c^uietisfimo ogni coß
fopporta. Et che Borbone abbaffando il volto, moflro chiarisfimi fegni dt
vergogna, & dipeniten"^, sì come quello, ilquale manifeftamente vedetti»
che non pure nel tacito penfiero di tutti, ma ancora con liberi ragionameli"
ti era grauemente biajimato, & chél nome della fua ribellione era lung^',
mente ¡parfo per ogni luogo. Cenarono col J{e Francefco, inuitati da
con gran prieghi Don Carlo di Lanoia,& Don Alfonfo Marchefe del Vafio •
& lauandofi le mani, Carlo Duca di Borbone gli porfe lo fciugatoio, per cagion
di onore, Ma ti i\e di Francia entrato à ragionar delfucceffo della- bat^
taglia, con sì graue, & cofi eloquenti parole reje conto défuoi configli, rat'
contando particolarmente ogni cofi fecondo il coñume divalente capij^^
no^di quelle, che come più fingolari fi poterono vedere apprejfo di l^^j^