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i 100 personaggi dell'odonomastica di Brindisi che attraversano tutta la storia della città

Lo stradario di Brindisi conta più di mille, tra vie, piazze, vicoli, larghi, parchi, etc. Ebbene di quelle più di mille intitolazioni, poco più di cento sono dedicate a personaggi illustri di Brindisi: personaggi nati a Brindisi, o che a Brindisi hanno vissuto e operato significativamente, o che con Brindisi hanno avuto una qualche speciale relazione. Poche o molte, non è qui importante stabilirlo, ma certo è che quelle cento intitolazioni dello stradario cittadino, nonostante le molte ed importanti assenze, costituiscono in una qualche misura “uno specchio” della plurimillenaria ed avvincente storia della nostra città: dalla mitologia e dai gloriosi tempi della repubblica e dell'impero di Roma, alle due guerre mondiali del Novecento, e fin dentro questo Ventunesimo secolo, dopo aver percorso i secoli dell'Alto e del Basso Medioevo e quindi della Modernità e della Contemporaneità.

Lo stradario di Brindisi conta più di mille, tra vie, piazze, vicoli, larghi, parchi, etc. Ebbene di quelle più di mille intitolazioni, poco più di cento sono dedicate a personaggi illustri di Brindisi: personaggi nati a Brindisi, o che a Brindisi hanno vissuto e operato significativamente, o che con Brindisi hanno avuto una qualche speciale relazione. Poche o molte, non è qui importante stabilirlo, ma certo è che quelle cento intitolazioni dello stradario cittadino, nonostante le molte ed importanti assenze, costituiscono in una qualche misura “uno specchio” della plurimillenaria ed avvincente storia della nostra città: dalla mitologia e dai gloriosi tempi della repubblica e dell'impero di Roma, alle due guerre mondiali del Novecento, e fin dentro questo Ventunesimo secolo, dopo aver percorso i secoli dell'Alto e del Basso Medioevo e quindi della Modernità e della Contemporaneità.

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PIETRO DOIMO MUNZANI<br />

(Zara, 4 <strong>di</strong>cembre 1890 – Oria, 28 gennaio 1951)<br />

Fu l’ultimo arcivescovo italiano <strong>di</strong> Zara, <strong>città</strong> in cui nacque -secondogenito <strong>di</strong> Francesco<br />

Munzani e <strong>di</strong> Maria Gratelli, oriunda dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Brazza- e <strong>di</strong> cui fu presule durante ventidue<br />

anni. La famiglia Munzani era originaria <strong>di</strong> Modena. Il nonno ricoprì in Zara <strong>la</strong> funzione <strong>di</strong><br />

comandante dei vigili del fuoco e il padre fu fabbro ferraio. Morì a Oria a sessant’anni e fu<br />

sepolto a Brin<strong>di</strong>si.<br />

Il primogenito Giovanni <strong>di</strong>venne <strong>di</strong>rettore delle carceri del Coroneo <strong>di</strong> Trieste. Antonio, <strong>che</strong><br />

seguì nel<strong>la</strong> nascita Pietro Doimo, morì ancora studente a Trieste. Luigi fu macchinista a<br />

Trieste e S antina, <strong>la</strong> più giovane dei quattro, rimase accanto ai genitori e al fratello<br />

sacerdote.<br />

Pietro fu nominato vescovo nel 1926, a 35 anni, il più giovane presule del<strong>la</strong> chiesa cattolica,<br />

e fu chiamato l’arcivescovo itinerante, per <strong>la</strong> sua attività pastorale nei campi profughi sparsi<br />

in Italia, sempre vicino agli esuli giuliani e dalmati <strong>di</strong> cui volle con<strong>di</strong>videre il destino.<br />

Fu arrestato e segregato sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Lagosta e quando ritornò a Zara riprese in pieno le sue<br />

funzioni pastorali. Ma poi scelse <strong>la</strong> via dell’esodo, come i suoi fedeli. Avrebbe potuto<br />

rimanere, se lo avesse voluto. Il mondo comunista non si opponeva, e il fatto <strong>che</strong> gli fosse<br />

stata affidata l’amministrazione <strong>di</strong> parte del<strong>la</strong> vecchia <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Zara, appartenente al<strong>la</strong><br />

Jugos<strong>la</strong>via e quin<strong>di</strong> retta pro tempore dal vescovo <strong>di</strong> Sebenico, rappresentava <strong>la</strong> premessa<br />

ufficiale per <strong>la</strong> prosecuzione del suo ministero.<br />

Quando, nel 1947, d on Pietro Doimo Munzani prese <strong>la</strong> via dell’esilio, restò per tutti<br />

l’arcivescovo <strong>di</strong> Zara, an<strong>che</strong> quando gli venne affidata <strong>la</strong> sede antica <strong>di</strong> Tiana, in Sardegna.<br />

Nel gennaio del 1951 si recò a Brin<strong>di</strong>si per visitare i tanti Giuliani e Dalmati rifugiati in <strong>città</strong> e<br />

volle recarsi an<strong>che</strong> in visita al Collegio navale Nicolò Tommaseo <strong>che</strong> in Brin<strong>di</strong>si ospitava a<br />

quel tempo molti giovani studenti giuliani e dalmati.<br />

Morì il 28 gennaio 1951, nel<strong>la</strong> Cattedrale <strong>di</strong> Oria, vicino Brin<strong>di</strong>si, mentre stava pre<strong>di</strong>cando: si<br />

accasciò ai pie<strong>di</strong> dell’altare del Santissimo Sacramento pronunciando per sé il Miserere. Fu<br />

sepolto a Brin<strong>di</strong>si, nel<strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> Santa Maria <strong>di</strong> Loreto, <strong>la</strong> cappel<strong>la</strong> del cimitero.<br />

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