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i 100 personaggi dell'odonomastica di Brindisi che attraversano tutta la storia della città

Lo stradario di Brindisi conta più di mille, tra vie, piazze, vicoli, larghi, parchi, etc. Ebbene di quelle più di mille intitolazioni, poco più di cento sono dedicate a personaggi illustri di Brindisi: personaggi nati a Brindisi, o che a Brindisi hanno vissuto e operato significativamente, o che con Brindisi hanno avuto una qualche speciale relazione. Poche o molte, non è qui importante stabilirlo, ma certo è che quelle cento intitolazioni dello stradario cittadino, nonostante le molte ed importanti assenze, costituiscono in una qualche misura “uno specchio” della plurimillenaria ed avvincente storia della nostra città: dalla mitologia e dai gloriosi tempi della repubblica e dell'impero di Roma, alle due guerre mondiali del Novecento, e fin dentro questo Ventunesimo secolo, dopo aver percorso i secoli dell'Alto e del Basso Medioevo e quindi della Modernità e della Contemporaneità.

Lo stradario di Brindisi conta più di mille, tra vie, piazze, vicoli, larghi, parchi, etc. Ebbene di quelle più di mille intitolazioni, poco più di cento sono dedicate a personaggi illustri di Brindisi: personaggi nati a Brindisi, o che a Brindisi hanno vissuto e operato significativamente, o che con Brindisi hanno avuto una qualche speciale relazione. Poche o molte, non è qui importante stabilirlo, ma certo è che quelle cento intitolazioni dello stradario cittadino, nonostante le molte ed importanti assenze, costituiscono in una qualche misura “uno specchio” della plurimillenaria ed avvincente storia della nostra città: dalla mitologia e dai gloriosi tempi della repubblica e dell'impero di Roma, alle due guerre mondiali del Novecento, e fin dentro questo Ventunesimo secolo, dopo aver percorso i secoli dell'Alto e del Basso Medioevo e quindi della Modernità e della Contemporaneità.

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PAOLO IV<br />

(Sant’Angelo a Sca<strong>la</strong>, 28 giugno 1476 – Roma, 18 agosto 1559)<br />

Fu, Gian Pietro Carafa, arcivescovo <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si dal 1518 al 1524, e fu il 223º papa del<strong>la</strong><br />

Chiesa cattolica. Nacque nel<strong>la</strong> provincia <strong>di</strong> Avellino nel seno <strong>di</strong> una delle più anti<strong>che</strong> famiglie<br />

del<strong>la</strong> nobiltà napoletana, da G iovanni Antonio e da V ittoria Camponeschi, figlia <strong>di</strong> Pietro<br />

Lalle. La famiglia affidò <strong>la</strong> sua educazione allo zio car<strong>di</strong>nale Oliviero Carafa, raffinato cultore<br />

<strong>di</strong> lettere e mecenate, <strong>che</strong> lo avviò allo stu<strong>di</strong>o del greco e dell’ebraico.<br />

A 14 anni fuggì dal convento napoletano <strong>di</strong> San Domenico Maggiore, ma venne ricondotto a<br />

casa; a 18 anni fu chierico; a 26 anni venne nominato cameriere pontificio e visse al<strong>la</strong> corte<br />

<strong>di</strong> Alessandro VI. Fu p rotonotario apostolico nel 1503, v escovo <strong>di</strong> Chieti nel 1504, legato<br />

presso il re Fer<strong>di</strong>nando il cattolico nel 1506 e presso Enrico VIII nel 1513. Il 20 <strong>di</strong>cembre<br />

1518 fu nominato arcivescovo <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si e Oria. Non si recò mai a Brin<strong>di</strong>si e governò per<br />

mezzo <strong>di</strong> un suo vicario generale, Profeta de Baronibus, canonico del<strong>la</strong> chiesa <strong>di</strong> Chieti.<br />

Finalmente, Carafa rinunciò all’arcivescovato <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si e Oria il 20 <strong>di</strong>cembre 1524.<br />

Nel 1527 scampò al sacco <strong>di</strong> Roma dei Lanzi<strong>che</strong>necchi e si rifugiò a Venezia fino al 1534.<br />

Fu nominato car<strong>di</strong>nale nel 1536 e nel 1542 fu i l primo presidente del<strong>la</strong> istituita<br />

Congregazione del<strong>la</strong> sacra romana e universale inquisizione. Nel 1555, a 79 anni , fu eletto<br />

papa.<br />

Tutta <strong>la</strong> sua opera, prima e dopo <strong>la</strong> sua elezione a pontefice, si concentrò nel<strong>la</strong> lotta contro<br />

l’eresia, senza riguar<strong>di</strong> né per sovrani né per alti pre<strong>la</strong>ti, taluni dei quali fece ad<strong>di</strong>rittura<br />

imprigionare; impose riforme durissime, sancì l’obbligo del<strong>la</strong> residenza per i vescovi, affrontò<br />

con intransigenza <strong>la</strong> situazione religiosa inglese destituendo Reginald Pole, suo legato.<br />

Partico<strong>la</strong>rmente rigido nei confronti degli Ebrei, or<strong>di</strong>nò il rogo del Talmud nel 1553 e ad<br />

Ancona nel 1556 fe ce condannare al rogo venticinque marrani. Il 12 luglio 1555 impose<br />

l’istituzione del Ghetto in Roma e in altre <strong>città</strong>.<br />

Fu avverso al<strong>la</strong> riapertura del Concilio <strong>di</strong> Trento e <strong>la</strong> sua politica estera, violentemente<br />

antiasburgica, costituì l’insuccesso più c<strong>la</strong>moroso del suo breve pontificato: <strong>la</strong> guerra contro<br />

Filippo II, concordata con <strong>la</strong> Francia, si concluse infatti nel 1558 con una minacciosa vittoria<br />

del duca d’Alba.<br />

Quando il papa morì, nel 1559, ci fu un tumulto popo<strong>la</strong>re contro il regime troppo austero da<br />

lui imposto: fu incen<strong>di</strong>ato il Tribunale dell’inquisizione e fu decapitata <strong>la</strong> sua statua. Nel 1565<br />

le sue spoglie furono tumu<strong>la</strong>te nel<strong>la</strong> Basilica <strong>di</strong> Santa Maria sopra Minerva.<br />

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