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i 100 personaggi dell'odonomastica di Brindisi che attraversano tutta la storia della città

Lo stradario di Brindisi conta più di mille, tra vie, piazze, vicoli, larghi, parchi, etc. Ebbene di quelle più di mille intitolazioni, poco più di cento sono dedicate a personaggi illustri di Brindisi: personaggi nati a Brindisi, o che a Brindisi hanno vissuto e operato significativamente, o che con Brindisi hanno avuto una qualche speciale relazione. Poche o molte, non è qui importante stabilirlo, ma certo è che quelle cento intitolazioni dello stradario cittadino, nonostante le molte ed importanti assenze, costituiscono in una qualche misura “uno specchio” della plurimillenaria ed avvincente storia della nostra città: dalla mitologia e dai gloriosi tempi della repubblica e dell'impero di Roma, alle due guerre mondiali del Novecento, e fin dentro questo Ventunesimo secolo, dopo aver percorso i secoli dell'Alto e del Basso Medioevo e quindi della Modernità e della Contemporaneità.

Lo stradario di Brindisi conta più di mille, tra vie, piazze, vicoli, larghi, parchi, etc. Ebbene di quelle più di mille intitolazioni, poco più di cento sono dedicate a personaggi illustri di Brindisi: personaggi nati a Brindisi, o che a Brindisi hanno vissuto e operato significativamente, o che con Brindisi hanno avuto una qualche speciale relazione. Poche o molte, non è qui importante stabilirlo, ma certo è che quelle cento intitolazioni dello stradario cittadino, nonostante le molte ed importanti assenze, costituiscono in una qualche misura “uno specchio” della plurimillenaria ed avvincente storia della nostra città: dalla mitologia e dai gloriosi tempi della repubblica e dell'impero di Roma, alle due guerre mondiali del Novecento, e fin dentro questo Ventunesimo secolo, dopo aver percorso i secoli dell'Alto e del Basso Medioevo e quindi della Modernità e della Contemporaneità.

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CESARE BRAICO<br />

(Brin<strong>di</strong>si, 24 ottobre 1816 – Roma, 25 luglio 1887)<br />

Fu un me<strong>di</strong>co, garibal<strong>di</strong>no e deputato, gran protagonista nel<strong>la</strong> lotta al regno borbonico. Nacque<br />

a Brin<strong>di</strong>si da Bartolomeo, <strong>di</strong> famiglia ostunese, e da Carolina Carasco, figlia del notaio<br />

Giuseppe Vincenzo, e poi visse nel<strong>la</strong> casa <strong>di</strong> via Ferrante Fornari, dove una epigrafe marmorea<br />

lo ricorda.<br />

Dopo aver compiuto gli stu<strong>di</strong> secondari a Brin<strong>di</strong>si, si <strong>la</strong>ureò in me<strong>di</strong>cina all’Università <strong>di</strong> Napoli<br />

nel 1845, e lì prese parte ai movimenti antiborbonici e <strong>di</strong> unità italiana. Si trovava infatti a<br />

Napoli, quando il 15 maggio del 1848 scoppiò <strong>la</strong> rivoluzione, al<strong>la</strong> quale partecipò attivamente<br />

combattendo <strong>la</strong> gendarmeria e le truppe borboni<strong>che</strong>. Combatté sulle barricate <strong>di</strong> Santa Brigida<br />

e, arrestato, fu condannato a 25 anni <strong>di</strong> ferri, pena poi commutata nell'esilio perpetuo in<br />

America. Però, <strong>la</strong> nave <strong>che</strong> con altri condannati, fra cui Luigi Settembrini, doveva condurlo a<br />

destinazione, fu <strong>di</strong> rottata sul porto ir<strong>la</strong>ndese <strong>di</strong> Cork con un c olpo <strong>di</strong> mano del rivoluzionario<br />

Raffaele Settembrini, figlio <strong>di</strong> Luigi, <strong>che</strong> si era imbarcato a Ca<strong>di</strong>ce come falso cameriere,<br />

d’intesa con l’equipaggio e con altri deportati.<br />

Cesare Braico rientrò così in Italia, combatté volontario a Solferino come soldato e m e<strong>di</strong>co,<br />

partecipò nel 1860 al<strong>la</strong> spe<strong>di</strong>zione dei Mille <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> e fu eletto deputato <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si al primo<br />

Par<strong>la</strong>mento nazionale. Al<strong>la</strong> Camera avversò <strong>la</strong> politica del<strong>la</strong> luogotenenza, propugnò<br />

l’affrancamento delle decime ex feudali e votò con <strong>la</strong> sinistra contro il ministero in occasione del<br />

<strong>di</strong>battito sull’esercito meri<strong>di</strong>onale e si schierò ancora con l’opposizione chiedendo <strong>che</strong> <strong>la</strong> guar<strong>di</strong>a<br />

nazionale mobile fosse reclutata con criterio non censitario. Nel 1862, i n giugno, fu insignito<br />

del<strong>la</strong> croce <strong>di</strong> cavaliere dell’Or<strong>di</strong>ne militare <strong>di</strong> Savoia e, in <strong>di</strong>cembre, fu nominato presidente del<br />

Consiglio <strong>di</strong> sanità in Napoli.<br />

Rieletto nel Par<strong>la</strong>mento, sedette al centro. Votò a fav ore del ministero Minghetti, appoggiò il<br />

trasferimento del<strong>la</strong> capitale a Firenze, s’impegnò per ottenere i fon<strong>di</strong> necessari per restaurare il<br />

porto <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si, ma si staccò dal<strong>la</strong> consorteria votando l’abolizione del<strong>la</strong> pena <strong>di</strong> morte.<br />

Nelle elezioni del 1865 s i ripresentò can<strong>di</strong>dato, ma non fu eletto. Il 10 <strong>di</strong> cembre 1865 fu<br />

nominato commissario <strong>di</strong> Sanità marittima e assegnato dapprima a Livorno, poi a N apoli.<br />

Scoppiata <strong>la</strong> guerra del 1866, ac corse ancora tra i garibal<strong>di</strong>ni e col grado <strong>di</strong> sottotenente<br />

combatté col 1º batta glione dei bersaglieri genovesi a R occa d'Anfo e a M onte Suello,<br />

guadagnandosi <strong>la</strong> menzione al valor militare.<br />

Meno felice fu l’ultima fase del<strong>la</strong> sua vita e del<strong>la</strong> sua attività pubblica. Nominato consigliere <strong>di</strong><br />

prefettura il 4 marzo 1869, ed assegnato ad Alessandria, fu poi trasferito a Forlì il 29 settembre<br />

1869 con il posto <strong>di</strong> archivista. Il 19 gennaio 1873 fu assegnato all’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Roma e in<br />

questa <strong>città</strong> trascorse gli ultimi anni del<strong>la</strong> sua esistenza, resi amari dal<strong>la</strong> solitu<strong>di</strong>ne e dalle prime<br />

manifestazioni d’una infermità mentale <strong>che</strong>, aggravatasi nel 1883, lo condusse al<strong>la</strong> morte<br />

nell’ospedale manicomio <strong>di</strong> Santa Maria del<strong>la</strong> Pietà, in via Lungara, a Roma.<br />

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