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i 100 personaggi dell'odonomastica di Brindisi che attraversano tutta la storia della città

Lo stradario di Brindisi conta più di mille, tra vie, piazze, vicoli, larghi, parchi, etc. Ebbene di quelle più di mille intitolazioni, poco più di cento sono dedicate a personaggi illustri di Brindisi: personaggi nati a Brindisi, o che a Brindisi hanno vissuto e operato significativamente, o che con Brindisi hanno avuto una qualche speciale relazione. Poche o molte, non è qui importante stabilirlo, ma certo è che quelle cento intitolazioni dello stradario cittadino, nonostante le molte ed importanti assenze, costituiscono in una qualche misura “uno specchio” della plurimillenaria ed avvincente storia della nostra città: dalla mitologia e dai gloriosi tempi della repubblica e dell'impero di Roma, alle due guerre mondiali del Novecento, e fin dentro questo Ventunesimo secolo, dopo aver percorso i secoli dell'Alto e del Basso Medioevo e quindi della Modernità e della Contemporaneità.

Lo stradario di Brindisi conta più di mille, tra vie, piazze, vicoli, larghi, parchi, etc. Ebbene di quelle più di mille intitolazioni, poco più di cento sono dedicate a personaggi illustri di Brindisi: personaggi nati a Brindisi, o che a Brindisi hanno vissuto e operato significativamente, o che con Brindisi hanno avuto una qualche speciale relazione. Poche o molte, non è qui importante stabilirlo, ma certo è che quelle cento intitolazioni dello stradario cittadino, nonostante le molte ed importanti assenze, costituiscono in una qualche misura “uno specchio” della plurimillenaria ed avvincente storia della nostra città: dalla mitologia e dai gloriosi tempi della repubblica e dell'impero di Roma, alle due guerre mondiali del Novecento, e fin dentro questo Ventunesimo secolo, dopo aver percorso i secoli dell'Alto e del Basso Medioevo e quindi della Modernità e della Contemporaneità.

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FERRANTE GLIANES<br />

(Brin<strong>di</strong>si, 1600 circa – Brin<strong>di</strong>si, 1660 circa)<br />

Fu sindaco <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si dal 1646 al 1647. Fu un me<strong>di</strong>co, filosofo, storico e poeta. Passò al<strong>la</strong><br />

<strong>storia</strong> locale, non soltanto perché fu un dottissimo me<strong>di</strong>co, filosofo, storico e poeta <strong>la</strong>tino, ma<br />

soprattutto perché, essendo lui il sindaco in quell’anno in cui scoppiò a Napoli <strong>la</strong> rivolta <strong>di</strong><br />

Masaniello, gli toccò assistere al<strong>la</strong> premonitrice rivolta popo<strong>la</strong>re <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si capeggiata dai<br />

fratelli Donato e Teodoro Marinazzo: fu malmenato dai rivoltosi e tenuto prigioniero, mentre<br />

si devastavano gli uffici pubblici comunali e s i bruciavano i registri delle gabelle, nonché<br />

alcune case nobiliari del<strong>la</strong> <strong>città</strong>.<br />

“… e proprio a dì 5 giugno 1647, fu <strong>la</strong> revolutione nel Regno <strong>di</strong> Napoli, e precise in questa<br />

<strong>città</strong> <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si, e il detto sin<strong>di</strong>co fu <strong>la</strong>pidato dal popolo, e fu pigliato da casa sua, e portato<br />

carcerato in una c asa sotto <strong>la</strong> marina, dove lo trattennero tutto i l giorno, e poi <strong>la</strong> sera lo<br />

mandarono libero in sua casa, e il capopopolo, o vero i capipopolo, furono Domato e<br />

Teodoro Marinazzo e Carlo D’Aprile, e levarono le gabelle, non facendoli osservare come<br />

era solito…”<br />

L’ultimo atto del<strong>la</strong> sommossa si chiuse tragicamente nel<strong>la</strong> capitale del regno, il 17 <strong>di</strong>cembre<br />

1649: furono impiccati Teodoro Marinazzo, Gregorio Adorante e C arlo D'Aprile. Poi, il 29<br />

gennaio 1650, M arco Scatigno, Francesco Di Donna, Alessandro Lepre e O razio Sinapo,<br />

furono condannati al<strong>la</strong> galera, nel<strong>la</strong> quale si suicidò lo Scatigno. Molti altri, infine, <strong>che</strong> erano<br />

riusciti a fuggire, andarono in esilio.<br />

Ferrante Glianes fu molto interessato al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si, tant’è <strong>che</strong>, avuto tra le mani il<br />

manoscritto del Moricino sul<strong>la</strong> <strong>storia</strong> <strong>di</strong> Brin<strong>di</strong>si, tentò <strong>di</strong> farlo passare per opera sua<br />

inviando<strong>la</strong> nel 1650 al famoso cronista napoletano, Toppi, ma questi, sospettoso del p<strong>la</strong>gio,<br />

<strong>la</strong> devolvé. Un’opera quel<strong>la</strong>, comunque predestinata al p<strong>la</strong>gio.<br />

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