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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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Questo si ha per tradizione, che prima di forma circolare e di altissime mura, atte a spaventare lo stesso<br />

Annibale, si fusse, ed oggi, per l’ingrandimenti da tempo in tempo fatte con li borghi, più tosto bislunga che<br />

altro può dirsi, non essendo i borghi distinti, ma quasi attaccati con le mura della <strong>città</strong>, onde è che difficilmente<br />

da essa si distinguono, particolarmente in alcun luogo come in quello di Santa Lucia.<br />

[9] L’antiche sue porte furono le seguenti: la Ventosa, fra Sant’Angelo a Nido e la Rotonda, ove si<br />

vedono questi epitaffj: “Postumius Lampadius V. C. Camp.”; e l’altro “Postumius Lampadius V. C. Camp.<br />

curavit”; aggiungendovi ciò che manca il Capaccio:<br />

Templa, Clivos, & Plateas<br />

Neapoleos, Restitui curavit.<br />

Questa era verso il porto del mare, il quale era oggi ov’è il Sedile che ne ha sortito il nome, e poco più<br />

avanti, di<strong>et</strong>ro Sant’Onofrio de’ Vecchi, mostrano una torricella, che dicono esser già stata l’antico faro o sia<br />

linterna del molo. Questa porta fu transferita dov’era il Palagio de’ Prencipi di Salerno da Carlo II, oggi il Giesù<br />

Nuovo, e poi da don Pi<strong>et</strong>ro di Toledo ove or si ritrova; d<strong>et</strong>ta dello Spirito Santo, per la chiesa vicina, e Porta<br />

Regale.<br />

La Porta Donn’Orsa, d<strong>et</strong>ta così da una famiglia di tal cognome, era dove è San Pi<strong>et</strong>ro a Majella, per cui<br />

si dice entrassero i saraceni nel 788, e quindi discacciati; oggi transferita presso la chiesa di Santa Maria di<br />

Costantinopoli, da cui prende il nome.<br />

[10] Porta di San Gennaro, sempre così d<strong>et</strong>ta, già vicina al Giesù delle Monache, oggi poco più avanti.<br />

Porta di Santa Sofia era dove è oggi il Palazzo Arcivescovale, portata più oltre d’ordine di Costantino.<br />

Porta Capuana, per andarsi da essa a Capua, prima dove è il Monte della Misericordia, poi a Santa<br />

Caterina a Formello, abbellita di trionfi per esservi entrato l’imperator Carlo V.<br />

Un’altra, di cui non si sa l’antico nome, che dalle vicinanze del Palagio dei Coppola fu transferita sopra<br />

muro col nome di Forcella, o per la figura d’una forca, o perché fuori di essa fossero le forche, o – quel che è<br />

più verisimile – per la figura del’ypsilon di Pitagora, che dinotava le due strade della virtù e del vizio offerte ad<br />

Hercole, al che forse allude il motto che sotto la figura di questa si leggea in Sant’Agrippino: “ad bene agendum<br />

nati sumus”; e questa transferita più avanti, tiene il nome di Nolana, per andarsi colà, e per essa forse uscirono i<br />

nolani ed i sanniti, introdottisi i romani, come dice Livio: “Nolani per adver[11]sam partem urbis via Nolam<br />

ferente effugiunt”.<br />

Vi era anco la Porta de’ Monaci di San Severino, d<strong>et</strong>ta Porta Novensis, da cui il seggio di Porta Nuova;<br />

Porta delle Correggie a Monte Oliv<strong>et</strong>o; Porta de’ Cagnabari; Porta P<strong>et</strong>ruccia e del Castello, prima a Santa Maria<br />

la Nova, dove cadde la corona a Lodovico marito della regina Giovanna e vi fu ucciso Andrea d’Isernia,<br />

ultimamente portata a Chiaja.<br />

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