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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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La nobiltà fuori di seggi è de’ cittadini benestanti o de’ forastieri, che non pochi se ne vengono da<br />

Genova, Roma, Sicilia ed altri luoghi lontani, e vivono con decoro e splendore, molti de’ quali si sono ammessi<br />

e si vanno amm<strong>et</strong>tendo a’ seggi.<br />

La civiltà consiste in cittadini che vivono del loro: dottori, medici, nodari, gente di tribunali, di banchi<br />

ed officj l<strong>et</strong>terati, come anche di mercanti di cambj, e vi si ponno amm<strong>et</strong>tere i mercanti di libri, s<strong>et</strong>e, lane ed<br />

orefici, che anche con civiltà si mantengono.<br />

La plebe consiste nel resto del popolo, che è quasi innumerabile, particolarmente nel Mercato, Molo<br />

[58] Piccolo e Lavinaro. Fa la sua piazza il Popolo, ed havea il suo Seggio alla Sellaria, già diroccatole da<br />

Alfonso; concessili poi i privilegj da Ferrante, s’unisce in Sant’Agostino, ove si fanno gli el<strong>et</strong>ti, i capitani e<br />

consultori, come si è d<strong>et</strong>to.<br />

Sei el<strong>et</strong>ti de’ nobili, essendone in quello di Montagna due per l’unione a quello di Forcella, uniti con<br />

l’el<strong>et</strong>to del Popolo formano la Città, che tiene il suo tribunale in San Lorenzo al campanile, con quai s’unisce il<br />

grassiero per dirimere nella parità; hanno il privilegio della carozza a quattro, i portieri vestiti di pavonazzo con<br />

bastoni, primo luogo nelle cavalcate, vestendo in esse alla <strong>antica</strong>, con robboni di tela d’oro all’uso senatorio,<br />

berr<strong>et</strong>toni dello stesso e gualdrappe di velluto cremesi.<br />

L’arme della <strong>città</strong> vogliono che <strong>antica</strong>mente fossero il d<strong>et</strong>to Ebone, cioè toro con faccia humana, come<br />

s’ha dall’antiche med<strong>agli</strong>e; si servì poi del cavallo, e ne vanno in giro le mon<strong>et</strong>e, perciò d<strong>et</strong>ti “cavalli” – non so<br />

dove si sognasse il Cassaneo [59] nel dire, nel suo catalogo Gloriæ Mundi, che fusse “asinus oneratus clitella”,<br />

prendendo il cavallo per asino –; che facesse il cavallo, forse pervenne per haver adorato ed er<strong>et</strong>to il tempio<br />

famoso a Castore e Polluce, che erano deità a’ quai s’offerivano i cavalli; come poi prendessero lo scudo<br />

bipartito di rosso e giallo, vi sono diverse opinioni: chi dice che le fusse concesso da Costantino per averlo la<br />

<strong>città</strong> incontrato con due confaloni di d<strong>et</strong>ti colori; e chi dice che Sergio, per farsi amorevoli i normanni,<br />

prendesse da loro i colori; oggi questo scudo, e con la mitra e pastorale fa l’armi dell’arcivescovato; semplice,<br />

l’armi di tutta la <strong>città</strong>; e con la “P” in mezo, l’armi del Popolo.<br />

Si divide la <strong>città</strong> in ventinove rioni, o regioni, che noi chiamiamo ottine, e queste unite in nove quartieri.<br />

L’ottine sono queste: Santo Spirito, col borgo di Chiaja; Rua Catalana e Posilipo; San Giuseppe e<br />

Sant’Elmo; Porto; Porta del Caputo; Santa Caterina Spina Corona; San Pi<strong>et</strong>ro Martire; San Giovanni Maggiore;<br />

Limpiano; [60] Porta di San Gennaro e Vergini; Sant’Angelo a Segno; Mercato Vecchio; Capuana e<br />

Sant’Antonio Abbate; Case Nove; Forcella; Vicaria Vecchia; San Gennarello; Mercato Grande e Pazzigno;<br />

Sellaria; Fistola e Bajano; San Giovanni a Mare; Armieri; Scalesia; <strong>et</strong> Alvina.<br />

In ogni quartiero di questi, inclusivi i borghi, dimorano titolati, nobili di seggio e fuori, civiltà e plebe.<br />

Onde noi anderemo quartiero per quartiero, portando avanti gli <strong>occhi</strong> de’ curiosi ciò che più di bello o nobile vi<br />

sia in chiese, palagi, strade, fonti, antichità, e di memorabile in ogni uno di essi, sicché diremo del<br />

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