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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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pergameni buon numero, ed è osservata come una delle pregiate cose della <strong>città</strong> da ogni e qualunque forastiero,<br />

essendovi stati più volte i viceré medesimi e personaggi grandi.<br />

Si sale poi alla Piazza del Giesù, e perché va con l’altra ottina, diremo per adesso del famoso tempio,<br />

che gli sta dirimp<strong>et</strong>to, di Santa Chiara. Il vaso di questa chiesa è assai augusto, essendo lungo 300 palmi e largo<br />

120, con il soffitto molto alto, benché fatto alla gotica. Fu il monistero edificato da [164] Roberto re di <strong>Napoli</strong> e<br />

da Sancia sua moglie. 134 Il campanile, che sta diviso dalla chiesa, benché ristr<strong>et</strong>to nel suo continente, fu<br />

principiato dal d<strong>et</strong>to Roberto, ed intorno vi è scritto a l<strong>et</strong>tere longobarde il tempo della fondazione e<br />

consecrazione, in versi leonini, e per 215 gradini vi si ascende; da una parte vi è il luogo per le monache, che<br />

arrivano al numero di 300, oltre le serve, grande per chiostri e giardini al pari d’una <strong>città</strong>. Dall’altro fianco vi è<br />

il convento per li frati della riforma di san Francesco, che servono alla chiesa, ufficiando, ed alle monache; fu<br />

consecrata al Santissimo 135 Sacramento, onde, per privilegio ottenuto da Roberto, vi passa la processione del<br />

Corpus Domini, e vi fa la benedizione l’arcivescovo, facendovi allora le suore una superba machina ed apparati.<br />

Si chiama Santa Chiara per le suore introdottevi dalla reina Sancia, che stavano alla Croce, e vi osservano le<br />

regole della santa. Nella chiesa ha l’altar maggiore quattro colonne, due di marmo lavorate a lumaca, dicono<br />

[165] del Tempio di Salomone, l’altre due di legno consimili, lavorate da Bartholomeo Chiarini, che par non si<br />

possono distinguere. Vi sono in essa i maestosi sepolcri del re Roberto; di Carlo Illustre, duca di Calabria; di<br />

Maria, sorella di Giovanna I imperadrice di Costantinopoli; d’Agnese, moglie di Can della Scala e poi di<br />

Giacomo del Balzo, imperadore di Costantinopoli titolare; e di Clemenza sua sorella. Nella Cappella de’<br />

Sanfelici il Crocifisso è del Lanfranchi, e vi è il sepolcro della famiglia, con una cassa <strong>antica</strong> de’ gentili,<br />

istoriata. Vi sono altri sepolcri per la chiesa: Del Balzo, de’ Jasolini, coll’immagine del famoso medico,<br />

scrittore accuratissimo de’ bagni d’Ischia; d’Antonio Epicuro e, dirimp<strong>et</strong>to, un sepolcro con una statua di donna<br />

nubile, di Giovanni di Nola, con un nobilissimo epitaffio del d<strong>et</strong>to Epicuro:<br />

Nata eheu miserum 136 misero mihi nata parenti:<br />

Unicus 137 ut fieres unica causa dolor.<br />

Nam tibi dumque virum, tedas talamumque 138 parabam.<br />

[166] Funus, <strong>et</strong> inferias anxius ecce paro.<br />

Debuimus tecum poni paterque, materque,<br />

Ut tribus hæc miseris urna parata for<strong>et</strong>,<br />

At nos perp<strong>et</strong>ui gemitus. Tu nata sepulchri.<br />

Esto hæres ubi sic impia fata volunt.<br />

134 Editio princeps: mogli.<br />

135 Editio princeps: Santissio.<br />

136 Come da errata corrige. Editio princeps: miseram.<br />

137 Come da errata corrige. Editio princeps: Unius.<br />

138 Come da errata corrige. Editio princeps: talamum per.<br />

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