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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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dell’osservanza, riformati. Ha una bellissima prosp<strong>et</strong>tiva, e forse unica per la bellezza in <strong>Napoli</strong>, disegno<br />

stravagantissimo del cavalier Cosmo; v’è un atrio colonnato di granito, e sopra la facciata una bella statua di<br />

San Francesco d’Assisi, dello scarpello del d<strong>et</strong>to cavaliero; si vede il principio d’un campanile cominciato a<br />

colonne, ch’è un peccato che non si finischi; l’altar maggiore è tutto di finissimi marmi; il Cristo morto, sotto<br />

l’altare, è di Carlo Fanzago, figlio del cavalier Cosmo, opra molto stimata dal padre stesso, e morto in gioventù.<br />

Dalla parte dell’Evangelio v’è una custodia guarnita di pi<strong>et</strong>re oltramarine, e le due statue modello dello stesso<br />

Cavaliero; le statue del Crocefisso e quelle di tutti gli altri santi dell’ordine, di legno colorite, sono d’un padre<br />

d<strong>et</strong>to fra Diego di Palermo, molto vaghe. Il Christo alla colonna, di legno, è fat[324]to col modello anche del<br />

Cavaliero. Ne’ cappelloni a’ fianchi del capo altare vi sono reliquie insigni. Il pulpito ed i vasi dell’acqua<br />

bened<strong>et</strong>ta, di marmi pardigli, essendo il pulpito sostenuto da un’aquila, sono molto bizzarri; il convento è assai<br />

commodo, ed il chiostro dipinto in due archi da Bellisario, essendo vecchio, e da’ suoi scolari, da lui ritoccati;<br />

fra Giovanni da <strong>Napoli</strong>, a tempo del Duca di Medina las Torres, fondò d<strong>et</strong>to convento così bello, aiutato<br />

dall’elemosine larghe di Bartolomeo d’Aquino.<br />

Avanti la chiesa v’è uno stradone che vaghegghia tutto il borgo e la marina, e si discende a<br />

Sant’Antonio del Fuoco, ove un divoto padre fece porre molte croci con istazioni, per meditarvi da parte in<br />

parte la Passione di Nostro Signore Giesù Cristo; e qui terminaremo il borgo ed il quartiero.<br />

[325] Del nono ed ultimo quartiero di <strong>Napoli</strong>, che contiene l’ottine di Santa Maria Maggiore,<br />

Sant’Angelo a Segno, Mercato Vecchio, Capuana, Porta di San Gennaro e borgo delle Vergini.<br />

§ XX. Siccome il primo quartiero, per la grandezza e per la novità, contiene il più vago in prosp<strong>et</strong>to di<br />

<strong>Napoli</strong>, così quest’ultimo in sé dimostra il più prezioso, il più grande ed il più antico, essendo quello in cui era<br />

situata l’antichissima <strong>Napoli</strong>; e vi sono la maggior parte delle chiese di più stima, e particolarmente<br />

l’Arcivescovado, di cui diremo all’ultimo, per coronare con questo sacro templo il quartiero; dicendo a parte del<br />

borgo delle Vergini, che si può dire un altro mondo per la machina.<br />

Or, cominciando il quartiero, passato San Domenico e la Croce di Lucca, dal Palazzo de’ marchesi di<br />

Ta[326]viano de Franchis per la strada che va a finire alla Vicaria, d<strong>et</strong>ta già del Sole, in una piazz<strong>et</strong>ta si vede la<br />

chiesa di Santa Maria Maggiore; era qui l’antico tempio consecrato alla favolosa deità di Diana, ed il vicolo<br />

superiore ancora vien d<strong>et</strong>to della Luna; fu da san Pomponio nel 525 fondatavi la chiesa, che si dice Santa Maria<br />

Maggiore, che da il nome all’ottina, havendone fugato un demonio, che apparendo in forma di porco, col<br />

grugnito spaventava i cittadini, e vi si pose per memoria di ciò una figura di porco sul campanile, di bronzo,<br />

collocato ora sopra la cupol<strong>et</strong>ta; fatta una delle parr<strong>occhi</strong>e principali delle quattro; vi si solea ammazzare un<br />

porco ed offerirsi all’abbate, che tolto per l’inconvenienti, convertissi in altro. Fu la chiesa conceduta a’ padri<br />

chierici minori, con condizione che vi restasse la parr<strong>occhi</strong>a; e con l’aiuto d’Andrea d’Aponte duca di Flumari e<br />

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