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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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TAVOLA [XXI]: “Veduta di San Giovanni a Carbonara. All’eccellentissimo signor don Carmine Niccolò Caracciolo principe di Santo<br />

Buono”.<br />

Siegue la bella ed ampia strada d<strong>et</strong>ta di Carbonara, adorna di sontuosi palazzi; si dice a Carbonara o per<br />

la famiglia Carbone, o perché vi si vendessero o facessero carboni, o perché vi si incenerissero i cadaveri de’<br />

duellisti, o perché luogo d’immondezze: tutte sono opinioni da non trarsene la verità. Qui s’esercitavano i<br />

giovani di far a sassi, poi con bastoni, alla fine con l’armi, anche alla presenza del re, come fa menzion il<br />

P<strong>et</strong>rarca. In d<strong>et</strong>ta strada è il Seminario de’ Caraccioli, che da monte per sostegno della famiglia, fu con<br />

beneplacito del pontefice mutato in seminario, e vi s’allievano i figliuoli della famiglia sotto la disciplina de’<br />

padri somaschi.<br />

V’è il Palazzo del Principe di San Buono, dove fece residenza il Duca di Guisa ne’ passati tumulti;<br />

quello del Marchese di Sant’Ermo, del Duca di Belcastro, e molti altri, essendo la piazza molto allegra.<br />

Si sale per una scalinata a San Gio[308]vanni a Carbonara, de’ padri agostiniani osservanti della<br />

congregazione carbonara; cominciata la chiesa dal padre fra Giovanni d’Alessandria sopra i fondi di Gualtiero<br />

Galeota che ce li donò, e ristaurata dal re Ladislao, ove fu sepellito. L’altare maggiore di marmi, con gli angeli<br />

che tengono la pisside per tabernacolo, con le statue di San Giovanni e Sant’Agostino, è opera d’Anibbale<br />

Caccavello. Di<strong>et</strong>ro l’altare vi è il sepolcro famoso del d<strong>et</strong>to Ladislao sino al t<strong>et</strong>to, con la sua statua a cavallo,<br />

con due epitaffii.<br />

Da di<strong>et</strong>ro è il sepolcro di Ser Gianni Caracciolo, che essendo gransiniscalco del Regno ed arbitro della<br />

regina Giovanna, fu miseramente ucciso per opera di Covella Ruffo; alzandoli il tumulo il figlio, come<br />

dall’iscrizzione; è rarissima la Cappella de’ Marchesi di Vico, fatta d<strong>agli</strong> scultori più famosi di quei tempi;<br />

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