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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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dalla porta minore, una tavola di Sant’Anna, del Salerno. Sono i canonici dell’Arcivescovato in numero di 30,<br />

inclusivi il primo presbitero, primo diacono e cimiliarca; hanno l’uso del rocch<strong>et</strong>to, cappa viol<strong>et</strong>ta, mitra e<br />

bacolo, e zibellina; vi sono anche 22 eddomadarj istituiti da san Attanasio, a’ quali Paolo V concesse la cappa<br />

violata e rocch<strong>et</strong>to, ma senza maniche, a differenza de’ canonici, de’ quali è capo il cimiliarca; e vi sono 18 altri<br />

sacerdoti d<strong>et</strong>ti de’ Quaranta, per compire il numero con li d<strong>et</strong>ti eddomadarj, che portano un mozz<strong>et</strong>to violaceo,<br />

ed i figliuoli del seminario; e questi fanno il Capitolo.<br />

[396] Tutta l’energia del mondo ci vorrebbe a descrivere la Cappella di San Gennaro, d<strong>et</strong>ta il Tesoro,<br />

dalla pi<strong>et</strong>à de’ napolitani consecrata in voto al santo tutelare, che in ogni bisogno l’assiste, e gli ha lasciato un<br />

vivo testimonio dell’amor suo nel sangue, perché nella liquefazione o durezza loro mostra i segni o dell’ira o<br />

della misericordia di Dio, come anche restando duro a vista degli er<strong>et</strong>ici, tutto più volte esperimentato. Per voto<br />

della <strong>città</strong>, libera dal contagio del 1526, di spendersi docati 10 mila, fu cominciata ad alzarsi buttandosi la prima<br />

pi<strong>et</strong>ra dal vescovo di Calvi, Fabio Quaranta, nel 1608. In questa quanto ora si vede è tutto prezioso, o per le<br />

sacre reliquie o per ricchezze d’ori, argenti, pi<strong>et</strong>re, scoltura e dipintura. E principiando 204 dal prosp<strong>et</strong>to, è questo<br />

di marmi finissimi con due grosse colonne di marmo nero macchiato tutte d’un pezzo; due statue di Giulian<br />

Finelli de’ Santi Pi<strong>et</strong>ro e Paolo le stanno a lato fra due nicchi, e per finimento sui cornicioni vi sono quattro<br />

statue giacenti, due del Cors<strong>et</strong>ti francese e due del Papaleo [397] palermitano. La porta è d’ottone ben lavorato<br />

con due statue del santo, disegno del cavalier Cosmo, come la facciata sud<strong>et</strong>ta è suo disegno.<br />

La cappella poi è in forma rotonda e fu principiata col disegno del padre Grimaldi teatino, con tre altari<br />

grandi e quattro cantoni sotto i cor<strong>et</strong>ti; 42 colonne di pi<strong>et</strong>ra, d<strong>et</strong>ta broccatello, l’adornano, fra’ quali si scorgono<br />

in tanti nicchi le statue de’ santi padroni, di bronzo, la maggior parte del d<strong>et</strong>to Finelli; il Santo Antonio però del<br />

Fanzago, e la Santa Teresa; il San Francesco Saverio, del Vinaccia; il San Filippo, del Marinello; e l’altre due<br />

d’un napolitano; sotto le statue in cappell<strong>et</strong>te vi stanno mezzi busti d’argento de’ sud<strong>et</strong>ti padroni; sono le d<strong>et</strong>te<br />

statue di bronzo 31, e perché non bastavano i luoghi per tutti gli altri, si sono collocarte nel nuovo tesor<strong>et</strong>to,<br />

ch’era già la sacristia.<br />

Il pavimento è tutto di marmo commesso, e le balaustrate composte di rame: i primi, del Cavaliero<br />

sud<strong>et</strong>to; le seconde, d’Onofrio D’Alessio.<br />

La gran cupola dipinta dal tanto celebrato pennello del Lanfran[398]chi, ed è un peccato c’habbia patito<br />

di modo, nel penultimo terremoto, che fu bisogno buttar a terra il cupolino, e si sta facendo una catena per<br />

sicurezza. Tutta è dipinta a fresco nel resto dal Domenichini, restandovi ancora angoli non finiti.<br />

Il quadro grande del San Gennaro ch’esce dalla fornace è la cosa più insigne uscita dal pennello del<br />

Rivera; l’altro della Decollazione, e tre de’ cantoni, del d<strong>et</strong>to Domenichini, e sono dipinti in rame, adornati con<br />

cornici di rame in parte dorate, ed adorne di lapislazzuli; quello dell’Energumena è del cavalier Massimo. Le<br />

reliquie che in d<strong>et</strong>to luogo, veramente tesoro, vi si conservano, sono la testa di san Gennaro in un busto<br />

d’argento dorato, che si adorna di mitra gioiellata, piviale e collana, ed è miracolosa, vedendosi alle volte<br />

204 Editio princeps: principiado.<br />

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