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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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della Maddalena, arco de’ suoi trionfi, con acque salubri e cristalline si scarica nel mare. Questo è quel Seb<strong>et</strong>o a<br />

cui, come deità, consacrarono gli antichi un picciol tempio, di cui fa menzione il Falco, a suo tempo ritrovato<br />

con l’iscrizione:<br />

Meuius Eutichius ædiculam restituit Seb<strong>et</strong>o.<br />

E benché pr<strong>et</strong>endesse la buona memoria del canonico Celano persuaderci che per mezo di <strong>Napoli</strong> già<br />

scorresse, contra la commune opinione del Boccaccio, San[15]nazaro e tanti scrittori, ad ogni modo la fama<br />

inv<strong>et</strong>erata e tradizione de’ vecchi, con la volgata che chiama e stima Seb<strong>et</strong>o questo che corre per le paludi, e che<br />

irrigando ivi la terra sen corre sotto del ponte al mare, par che prova al contrario non amm<strong>et</strong>tano. So che questo,<br />

assorbito dall’eruzione del Vesuvio, v’è chi dica esser sparito, havendo da quel monte la scaturiggine, e che poi<br />

dalla ebullizione, dando il nome alla Bulla, qui risorgesse; lo stesso, in un luogo d<strong>et</strong>to la Casa dell’Acqua<br />

diviso, parte provede d’acque dolcissime, preziose e freddissime nell’estate gli acquedotti, d<strong>et</strong>ti formali, della<br />

<strong>città</strong>, benché e d’acqua di pozzi anche abbondi e d’un’altra acqua, portata dalla Preziosa a tempo di don Pi<strong>et</strong>ro<br />

di Toledo, che de’ Carmignani vien d<strong>et</strong>ta, bastante a dare acque a più dil<strong>et</strong>tevoli fontane ed a volgere fuori della<br />

<strong>città</strong> diversi molini; e con l’altre, irrigando parte della campagna, che le Paludi vien d<strong>et</strong>ta, produce in tanti orti<br />

l’abbondanze di tante erbe necessarie e deliziose al cibo, tanto gradite a’ napol<strong>et</strong>ani.<br />

[16] È il suo clima così temperato, così dolce e così ameno che vi si gode una perp<strong>et</strong>ua primavera,<br />

producendovi la terra l’erbe, i fiori, le frutta e tutto ciò che si può desiderare quasi tutto l’anno, vedendosi anche<br />

nel più rigore del verno le rose, i garofali ed altri gentilissimi fiori; ed i frutti, ad onta delle più orride stagioni,<br />

vi si conservano con arte in alcune grotte, quando mancano quelli degli alberi, ne’ quali quasi sempre<br />

ritrovandovisi, vi si potrebbe adattare ciò che dell’Isola Fortunata di Armida disse anche di questa <strong>città</strong>, come si<br />

appella figlio, Torquato Tasso: “E sopra il nuovo fico invecchia il fico”. Scorgendovisi nell’istesso tempo sugli<br />

alberi, e particolarmente di narangi e limoni, i fiori, i frutti verdi <strong>et</strong> i dorati, maturi, come anche succede de’<br />

pomi <strong>et</strong> altri. Lo stesso clima benigno produce ingegni abili ad adattarsi a tutte le professioni, virtù e scienze.<br />

Quindi sono da essa usciti famosissimi soldati e maestri dell’arte militare, nella teologia, leggi canoniche e<br />

civili, filosofia e ma[17]tematiche; ha prodotto tanti eroi che vi vorrebbero volumi a farne il catalogo. In tutte<br />

l’arti liberali si è resa per tanti suoi figli ammirabile, havendo havuto nella poesia l’ingegni più sollevati; nelle<br />

mecaniche industriosissimi si scorgono, sapendo ed inventare ed aggiongere perfezione all’inventate. E non<br />

poca sua gloria è che i più saggi de’ forastieri se l’habbiano el<strong>et</strong>ta per patria, dandone essempio <strong>agli</strong> altri il<br />

prencipe de’ po<strong>et</strong>i latini, il padre del bel parlare toscano Boccaccio, che da Certaldo, ed il Pontano, che da<br />

Cento, e tant’altri che qui si elessero la stanza, non essendo senza ragione chiamata da Seneca e Cicerone<br />

“Madre degli studj”. Il suo mare è doviziosissimo di pesci e di frutti, come sono ostrighe, pinne, cappe, dattili,<br />

ricci ed infiniti altri, che si pescano così nelle sue deliziose riviere come in quelle d’Ischia e di Procida; il pesce,<br />

poi, che si prende dal Capo di Posilipo sino a quello di Minerva e Capri, di sapore ogni altro eccede, per l’acque<br />

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