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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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Caravaggi; il sepolcro, trasportato dall’altare maggiore, di Fabrizio Brancaccio, è del Caccavello e Giovanni di<br />

Nola; nella Cappella de’ Lauri il Sant’Andrea e l’altre figure, del Salerno; Nella Cappella della famiglia<br />

Senescalla, oggi di Migliore, il San Tomaso in basso rilievo è del Santa Croce. Tra le due colonne nella nave<br />

maggiore v’è una testa del Salvatore di marmo, salvata per l’incendii del Vesuvio. Nella Cappella degli<br />

Altomari vi è il Sant’Antonio del Lama, e molti epitaffi, che si possono leggere; nella Cappella de’ Giustiniani,<br />

un Cristo morto in basso rilievo con le Marie e san Giovanni, di marmo, di Giovanni di Nola, fatto a gara col<br />

Santa Croce; presso [360] l’altar maggiore, dalla parte dell’Epistola, in una cappella vi è una reliquia di<br />

sant’Onofrio, e vi sono diverse tele del Criscolo e Salerno. Nella nave e proprio nella Cappella Sarriana vi è<br />

l’imagine della Vergine delle Grazie dell’<strong>antica</strong> chiesa, che fu concessa a’ padri; appresso vi è una tela del<br />

Criscolo, ma guasta dal tempo. Su la porta il Battesimo del Signore, con un bel paese, è di Cesare Turco. Nella<br />

soffitta della croce vi è un quadro del Binasca; il chiostro è molto bello, è dipinto con la Vita di sant’Onofrio<br />

spiegata in versi. Dal fianco vi è la chiesa ed oratorio di San Michele, della communità de’ sartori, che danno il<br />

maritaggio a molte zitelle dell’Arte.<br />

Tra la d<strong>et</strong>ta chiesa e San Gaudioso, dicono che fusse il sepolcro dell’<strong>antica</strong> Partenope alcuni, come da’<br />

vestiggi d’alcune colonn<strong>et</strong>te e pezzi d’urna ritrovati nel farsi le fondamenta del monistero; niuno però ne porta<br />

iscrizzione ma solo cogni<strong>et</strong>ture; onde non si può sapere se fusse il sepolcro della prima Partenope favoleggiata<br />

per sirena, o [361] vergine o mer<strong>et</strong>rice, o della seconda venuta da Negroponte; sono molto oscure le cose<br />

dell’antichità, anzi Pontano dicendo che il sepolcro era a San Giovanni Maggiore; si vede che si camina alla<br />

cieca, a tentoni e per argomenti, onde quelle reliquie di sepolcro poteano essere di qualche altro personaggio ivi<br />

sepolto; resta la conj<strong>et</strong>tura che Diotimo vi celebrasse i giuochi avanti il sepolcro di Partenope, d<strong>et</strong>ti Lampadii,<br />

ma perché l’autorità è di Licofrone, il quale dice che celebravano i giuochi alla dea pennuta Partenope, si vede<br />

che parla della favolosa sirena che anche pennuta fu finta, come presso Servio; e dicendo d<strong>et</strong>to Licofrone:<br />

“Quot annis honorabant volucrem Deam”. Par che habbia anche del favoloso il sepolcro; ciò sia d<strong>et</strong>to di<br />

passaggio.<br />

Per la stessa strada, dove sono le mura più alte della <strong>città</strong>, si passa a Sant’Agnello o Anello, una delle<br />

parr<strong>occhi</strong>e, ov’era una antichissima cappella d<strong>et</strong>ta Santa Maria Intercede, ove la madre del santo, divenuta<br />

feconda per intercessione della Vergine, fabri[362]cò una chiesa; vogliono che fusse della famiglia Poderico o<br />

Marogana; lascio a’ bell’ingegni le prove. Qui il santo fabricò un ospedale, e vi era una spelonch<strong>et</strong>ta, che anche<br />

si vede, ove orava e morì; ed essendo nella sua morte comparsi s<strong>et</strong>te cieli di luce sul sacro deposito, a modo di<br />

iridi, nell’ultimo de’ quali la Vergine con santo Agnello a’ piedi che pregava per <strong>Napoli</strong>, prese la chiesa il nome<br />

di S<strong>et</strong>timo Cielo, e poi prese il nome, come oggi, di Sant’Agnello.<br />

Rifatta la chiesa, fu il corpo del santo trasportato sotto l’altar maggiore, fatto di finissimi marmi dal<br />

tante volte nominato Giovanni di Nola – il Sarnelli dice dal Santa Croce –, ove si vedono la Vergine circondata<br />

d<strong>agli</strong> angioli, molti santi, il padre di sant’Agnello col puttino in braccio, ed il ritratto di Giovan Maria Poderico,<br />

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