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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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sino a’ secondi vespri della festa di santa Patrizia, fabricandosi poi la porta. Furono, d<strong>et</strong>te chiese, fatte col<br />

disegno di Giovanni Maria della Monica modernamente. Ha la chiesa di dentro un bellissimo tabernacolo<br />

ornato di gemme, con colonne di lapislazuli; vi riposano il corpo di santa Patrizia, in un’arca d’argento e<br />

cristalli, e di<strong>et</strong>ro l’altare la beata Aglaia sua nudrice, e due eunuchi suoi servi. Vi è un chiodo del Signore, che<br />

si vede tinto del prezioso suo sangue; del legno della Croce, con incastro d’oro, che pendea da un laccio appeso<br />

al collo della santa; una delle spine della corona; della veste inconsutile; due altri pezz<strong>et</strong>ti della Croce, in<br />

argento; della Sacra Sindone; de’ capelli e latte della Vergine; della pelle di san Bartolomeo apostolo;<br />

un’ampollina del sangue del d<strong>et</strong>to santo, che furono alla santa donate da sant’Elena, sua ava; del legno in cui<br />

s’appoggiò il Signore piangendo la distruzzione di Gerusalemme; dell’ossa e carne di san Giorgio; tre ossi di<br />

san Cristofa[350]ro; del braccio e grasso di san Lorenzo; dell’ossa de’ gin<strong>occhi</strong> de’ santi Cosma e Damiano;<br />

dell’ossa di santo Stefano protomartire; una spina de’ pesci coi quali satollò il popolo il Signore; una ampollina<br />

del sangue delle stimmate di san Francesco, con un pezzo di tunica, cilizio, fune e saccoccia del d<strong>et</strong>to; della<br />

nucca e capelli di santa Chiara; con molte altre reliquie de’ santi martiri Giovanni e Paolo; Nicandro e<br />

Marciano; Maria Maddalena; Agnese; Lucia; Orsolina; Caterina; Basilia; Giuliana; san Placido; e di san<br />

Bened<strong>et</strong>to; de’ capelli della santa titolare, con un cingolo d’ottone che portava per penitenza; un dente con una<br />

ampolla del suo sangue, uscitole cento anni doppo la sua morte, che si liquefà celebrandosi la messa della santa,<br />

e poi s’indurisce; uno de’ santi Innocenti di due anni; ed altre reliquie. Il monistero è molto ricco per apparati<br />

ed argenti, essendo della più cospicua nobiltà. Da di<strong>et</strong>ro v’è una picciola chiesa d<strong>et</strong>ta Santa Maria degli Angeli.<br />

Entrandosi nel portone dell’Incurabili, è questo luogo, ove la pie[351]tà, e divozione cristiana ha<br />

dimostrato i suoi sforzi nel soccorrere i poveri e miserabili infermi; conosce il suo principio da Francesca Maria<br />

Longa, moglie del regente Giovanni Longo, che per voto, ritornando dalla Casa Santa di Lor<strong>et</strong>o, fondò prima<br />

l’Ospedale di San Nicolò, d<strong>et</strong>to della Carità, presso al Molo, che poi per l’aria perf<strong>et</strong>ta qui trasportossi, e<br />

s’ingrandì poi l’opera con elemosine ed eredità di diversi; è uno de’ maggiori ospedali dell’Europa, ricevendosi<br />

tutti gli infermi incurabili, così huomini come donne, havendo le d<strong>et</strong>te ospedale a parte. Vi sono molti pazzi<br />

della <strong>città</strong>, vestiti di bianco e governati da un maestro, e se gli danno i rimedii opportuni per sanare; e si<br />

medicano i ragazzi tignosi, che questuando per la <strong>città</strong> recitano una divota orazione, persuadendo a far bene col<br />

raccordo della morte. Ha un monistero per le donne che vogliono lasciare il mondo e ’l peccato, sotto la regola<br />

di san Francesco, e due altri di più ritirate, uno che si dice della Monica di Legno, con la chiesa di Santa Maria<br />

in Stabulo; le prime ser[352]vono all’ospedale delle donne.<br />

Passano molte congregazioni di cavalieri, dottori e mercanti a servire con ogni carità l’ospedale,<br />

distribuendosi i giorni della s<strong>et</strong>timana, come fanno le dame alle donne. Apre la casa due altri ospedali, uno alla<br />

Torre del Greco, per li convalescenti, ed un altro a Pozzuoli, per lo tempo de’ rimedii.<br />

Ha la casa una chiesa servita da’ pr<strong>et</strong>i, e sopra la porta v’è una tavola copiata da Giovan Francesco<br />

Fattore, della Trasfigurazione del Signore di Rafaele d’Urbino. Vi sono le reliquie d’un braccio di san Mauro<br />

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