1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...
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I vini non han che da cedere <strong>agli</strong> antichi Falerni e Massici, poiché ne’ suoi Grechi e nelle sue Lagrime<br />
par distillato il favoloso n<strong>et</strong>tare e l’ambrosia de’ numi, onde hebbe ragione quel tedesco nel dire gustando le<br />
Lagrime: “Cur non lacrimasti in partibus nostris, Domine?”.<br />
Del pane ve n’è d’ogni sorte, ed oltre le farine, che nel mercato giornalmente si vendono; ve n’è del bianco per<br />
li ricchi, e del bruno per li poveri, e del mediocre per li cittadini. D’erbe, frutti e fiori sono sempre ripiene le<br />
piazze. In somma è una <strong>città</strong> in cui non vi resta che desiderare, e benché nel particolare in alcuna cosa venga da<br />
qualche <strong>città</strong> avantaggiata, ad ogni modo nel general del tutto non vi è chi possa ugu<strong>agli</strong>arla, nonché vincerla;<br />
né questi encomj derivano da una penna aff<strong>et</strong>tuosa e parziale, tale confessan[22]dola tutti gli scrittori che di<br />
essa hanno ragionato, e tale acclamandola tutti i forastieri che l’hanno goduta, potendosi ben dire che essendo<br />
<strong>Napoli</strong> nella provinicia più bella di tutto il suo Regno, in essa sono i veri Campi Elisj sognati da’ po<strong>et</strong>i, e che<br />
ella sia l’<strong>occhi</strong>o destro d’Italia e la più bella <strong>città</strong> d’Europa.<br />
Delle mura, porte, ampliazioni e grandezze della <strong>città</strong>.<br />
§ IV. Le mura della <strong>città</strong> di <strong>Napoli</strong>, cominciando dal declivio di San Martino ed il monistero della<br />
Santissima Trinità delle Monache sino al Torrione del Carmine, sono d’una pi<strong>et</strong>ra dura e nera, d<strong>et</strong>ta pipernina,<br />
che custodiscono la parte di terra della <strong>città</strong> verso tramontana, e furono cominciate a farsi fabricare da Ferrante<br />
I re, che transportò diverse porte, ed ultimamente furono terminate a tempo della maestà cesarea di Carlo V<br />
Austriaco, da don Pi<strong>et</strong>ro di Toledo suo viceré. Or, cominciandosi dal d<strong>et</strong>to de[23]clivio, e raggirando sino al<br />
Carmine, ed indi per la parte della marina sino al Regio Palazzo, includendovi Pizzofalcone, Santa Lucia e<br />
Castel dell’Ovo, Platamone e Porta di Chiaja, fa miglia 10 meno un quarto di giro. Esclusone però il Borgo di<br />
Santa Lucia e Castel dell’Ovo, par che sia più veridica l’opinione del Capaccio, nel suo Forastiero, che sia<br />
d’otto miglia; se vogliamo poi includervi i borghi per la giurisdizione delle parr<strong>occhi</strong>e, si estende a 21 miglia e<br />
ducento passi. Le porte al presente della <strong>città</strong> sono le seguenti.<br />
Dalla parte di terra, verso tramontana, vi è quella di Medina, già d<strong>et</strong>ta il Pertugio, aperta dal Duca di<br />
Medina las Torres all’ora viceré, che le diede il nome.<br />
Segue quella dello Spirito Santo, già d<strong>et</strong>ta Regale e Cumana, transferita, come si disse, la Ventosa dal<br />
Toledo, e prende il nome della prossima chiesa dello Spirito Santo.<br />
E l’altra, quella d’Alba, per il Duca che l’aprì, dandole il nome dal suo titolo, d<strong>et</strong>ta ancora della<br />
Scioscella, volgarmente, forse per un albero [24] di silique, che in <strong>Napoli</strong> sioscielle si chiamano.<br />
Là di Costantinopoli è la d<strong>et</strong>ta di Donn’Orsa, che oggi ha il nome da un monistero dedicato alla Vergine<br />
di Costantinopoli, che liberò <strong>Napoli</strong> dalla pestilenza.<br />
Di Capuana, perché conduce a Capua.<br />
Nolana, perché di là si va a Nola.<br />
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