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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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Dirimp<strong>et</strong>to, verso le mura della <strong>città</strong>, v’è il picciol convento di Sant’Anna di padri conventuali; vi riposa<br />

il padre maestro Gaspare Crispi, da cui conobbe la fortuna Sisto V, e che chiamato non volle andar in Roma,<br />

per morire nella sua qui<strong>et</strong>e. Stimasi la chiesa fondata dalla famiglia Incarnao, di cui si vedono l’armi ne’<br />

piedestalli delle colonne di legname, dalla quale famiglia prese l’attributo il quartiero d<strong>et</strong>to degl’Incarnati; già<br />

luogo di delizie, poi convertito in lupanare, che anche in parte vi dura; corre sotto il convento l’acqua della<br />

Bolla, e raggira diversi molini.<br />

Tirando dritto per una strada larga, si ritrova la chiesa parr<strong>occhi</strong>ale di Tutti li Santi, fatta parr<strong>occhi</strong>a dal<br />

cardinal Gesualdo; avanti, ne’ vicoli è la [319] chiesa di Santa Maria de l’Avocata, de’ padri teatini, fondata da’<br />

compl<strong>et</strong>arj nell’anno 1626. Più avanti, in quella strada che si va a Capo di Chio, v’è la chiesa ed ospedale del<br />

sud<strong>et</strong>to Sant’Antonio Abbate, che dà il nome al borgo; stimasi la chiesa fondata dalla regina Giovanna,<br />

conceduta a’ monaci che portavano il Tau nel manto; e v’era l’ospedale de’ scottati dal fuoco e leprosi; nudriva<br />

la <strong>città</strong>, per servigio dell’ospedale, quantità di porci, che furono levati dal cardinale d’Aragona viceré, per<br />

l’inconvenienti che nasceano. Il giorno di sant’Antonio si portano i giumenti attorno la chiesa e si benedicono,<br />

lasciando l’elemosina, lo che si facea <strong>antica</strong>mente a Sant’Eligio, d<strong>et</strong>to Sant’Aloia. La chiesa è fatta alla gotica,<br />

e si dà in comenda; su l’altare v’è una tavola dipinta ad oglio da Cola Antonio di Fiore, che fiorì nell’anno<br />

1365, dal che si conosce che si dipingea in questa maniera prima che fusse inventato da Giovanni di Brugia,<br />

come dice il Vasari.<br />

Volendo andare verso Capo di Chino, cioè Chio, o Clivio, per discendersi alla <strong>città</strong> – da dove si vede,<br />

[320] da’ passaggieri che vengono per terra da Roma –, v’è la chiesa parr<strong>occhi</strong>ale de’ Santi Giovanni e Paolo,<br />

d<strong>et</strong>to San Giovannello, fatta tale dal cardinal sud<strong>et</strong>to Gesualdo. Qui <strong>antica</strong>mente vi era una colonna avanti la<br />

chiesa, e quando si volea pioggia, si portava il vicario processionalmente col clero, e dicea l’orazione alla parte<br />

sinistra; per la serenità, alla destra; tolta via dal cardinal di Capua, per la superstizione; per una strada a<br />

traverso, si va a Sant’Effrem d<strong>et</strong>to il Vecchio, cioè Sant’Eusebio d<strong>et</strong>to Iefremo da’ napolitani, ove sono i<br />

cappuccini, a differenza della Concezione de’ cappuccini, che chiamano Sant’Eframo Nuovo; prima nella<br />

strada ove si è dato il luogo alla corrente dell’acqua quando piove, vi era un luogo macchioso atto a’ malefici,<br />

tolto via con allargar la strada dal Duca di Ossuna e sua moglie, per dar l’adito alla chiesa, come appare da un<br />

marmo su la strada publica. Per una strada ombrosa, dunque d<strong>et</strong>ta la Cupa, si va a’ capuccini sud<strong>et</strong>ti, che<br />

vennero ad abitare in un luogo diroccato e solitario, con bosch<strong>et</strong>ti e giardini fatti da loro, semplici e politi; la<br />

chiesa sem[321]bra una spelonca, essendovi l’adito ancora al Cimiterio di San Gennaro e San Severo; e vi<br />

giacciono sepolti i corpi de’ santi Eusebio, Fortunato e Massimo, vescovi di <strong>Napoli</strong>, ritrovati in una cassa<br />

ferrata con lamina di piombo, dal padre Bened<strong>et</strong>to da Lecce, cappuccino; ed è credibile che questa fusse stata<br />

l’<strong>antica</strong> chiesa di San Fortunato edificatavi da san Severo; volendo i padri cappuccini, con l’assenso pontificio,<br />

trasportare il corpo di san Fortunato alla nuova chiesa, comparvero al pontefice Sisto V, dicendogli che non<br />

havesse diviso i corpi di due amici che erano stati 800 anni uniti assieme, e fatto il computo, ritrovandosi il<br />

vero, non volle più concedere la transportazione.<br />

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