1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...
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In d<strong>et</strong>to capo vi è la chiesa di San Pi<strong>et</strong>ro a Fortuna, e poco lungi Santa Maria del Faro; ed all’isol<strong>et</strong>ta, 126<br />
essendo caduta la volta della grotta, è restato il titolo della “grotta”.<br />
Più avanti è l’isola di Nisida, bellissima ninfa se crediamo a’ po<strong>et</strong>i, con due seni per le navi, uno dal<br />
mezo giorno, d<strong>et</strong>to Porto Pavone, l’altro da tramontana, con una chiesa ed abitazioni. Nella sommità vi è un<br />
picciolo castello; fu già ne’ tempi antichi concessa alla chiesa di Santa Restituta e suo capitolo da Costantino;<br />
ultimamente lo possedevano gli Astuti, che la resero culta, essendo insalvatichita, e da questa passata a’ P<strong>et</strong>roni<br />
per dote. E vi è in faccia a quest’isola un altro scoglio con una grotta di sotto, che vi entra il mare, d<strong>et</strong>to di<br />
Chioppino, che serve per purgatojo anche de’ sosp<strong>et</strong>ti di contagio, con molte stanze e magazini, e qui termina<br />
l’altro quartiere.<br />
[157] Del terzo quartiere di <strong>Napoli</strong>, che contiene l’ottine Donna Alvina, San Giovanni Maggiore,<br />
Strada di Nido, San Gennarello all’Olmo e Vicaria Vecchia.<br />
§ XV. È questo quartiere nel corpo della <strong>città</strong>, e cominciando dall’ottina d’Alvina, si ci presenta, passata<br />
la Rua Catalana, una strada scoscesa avanti San Giuseppe, ove volevano i cavalieri di Porto fondare il nuovo<br />
seggio già d<strong>et</strong>to.<br />
Vi si vede a canto l’infermaria di Santa Maria la Nuova ed una regia congregazione della Vergine<br />
Immacolata, sotto la terza regola di san Francesco; è, la d<strong>et</strong>ta infermeria, grande e capace per molti infermi; a<br />
questa attaccato è il convento di Santa Maria la Nuova de’ padri zoccolanti, grande e meraviglioso, con chiesa<br />
famosa, qui transportata dal Castello, e proprio dov’era l’<strong>antica</strong> Porta P<strong>et</strong>ruccia, da Carlo I, e vi era una torre,<br />
d<strong>et</strong>ta Maestra, di cui an[158]che appajon le vestigia della Porta presso il Cerriglio, 127 osteria famosa oltre l’uso,<br />
di <strong>Napoli</strong>, mentre in queste non si ritrova pulizia né grandezze come in quelle di Roma e Lombardia, essendo<br />
vergogna a gente civile d’entrarvi. Ritornando alla chiesa, fu ella rifatta a tempo di Filippo II, come<br />
dall’epitaffio, e dedicata a Santa Maria dell’Assunta, d<strong>et</strong>ta la Nuova da che fu transferita. Nell’altare maggiore<br />
vi è una miracolosa immagine con icona di marmi, com’è l’altare, del Fanzago, con due statue di legno tint’a<br />
marmo, d’Agostino Borgh<strong>et</strong>ti, molto belle, di modo che fece dire al Cavaliere che non le toglissero, perché di<br />
marmi non l’haverebbero mai avute migliori; la custodia è d’alabastro ed altre gioje, e vi sono due putti di<br />
bronzo che tengono le lampane di Rafaele Fiamengo; il coro è dipinto a fresco da Simone Papa. Alla destra<br />
dell’altar maggiore è la Cappella, ricchissima per gioie ed argenti, della Beata Vergine, ma più per le grazie che<br />
dispenza, i quadri laterali sono di Giuseppe Coringa.<br />
126 Editio princeps: e d’all’isol<strong>et</strong>ta.<br />
127 Come da errata corrige. Editio princeps: Porta Cerriglio.<br />
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