1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...
1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...
1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...
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La sacristia è bellissima, dipinta a fresco mirabilmente e con molta vaghezza dal pennello del Solimena;<br />
è adornata di famosi quadri di eccellentissimi pittori, fra’ quali v’è una copia ben fatta d’uno di Rafaele<br />
d’Urbino che stava a San Domenico, ed esprime il Tobiolo il ritratto di Pico della Mirandola, e nel San<br />
Girolamo quello del cardinal Bembo; è ricca d’apparati per l’altare, ornati con ricami di perle, paleotti ricchi di<br />
gemme e ricami, ed uno d’argento a g<strong>et</strong>to di Domenico di Marino, con apparati di ricamo per la chiesa; il<br />
chiostro è abbellito con le colonne dell’<strong>antica</strong> chiesa, ed un pozzo d’acqua freddissima, ed appunto ov’era<br />
l’antico teatro, di cui se ne osservano ne’ chiostri i vestigi. Hanno i padri una famosa libreria; sotto la chiesa il<br />
sud<strong>et</strong>to cimiterio ove si fanno esercizii spirituali con congregazioni, e particolarmente il mercordì con musica e<br />
concorso.<br />
Avanti d<strong>et</strong>ta chiesa ve n’è una picciola consecrata a San Pi<strong>et</strong>ro in [338] Vinculis, dove dicono sedesse<br />
san Pi<strong>et</strong>ro, e facesse cadere le statue di Castore e Polluce ch’erano nel tempio, benché altri dica esser quegli<br />
busti, che si vedono avanti San Paolo, statue di Cesari e non di d<strong>et</strong>ti, ad ogni modo tenuti dalla commune<br />
opinione per le statue de’ fratelli ledei; vi hanno i padri scritti questi due distici:<br />
e l’altro:<br />
Audit vel surdus Pollux cum Castore P<strong>et</strong>rum<br />
Nec mora præcipiti marmore uterque ruit.<br />
Tindaridas vox missa ferit, palma integra P<strong>et</strong>ri est.<br />
Dividit at tecum Paule trophæa libens.<br />
La piazz<strong>et</strong>ta avanti San Paolo e San Lorenzo vien d<strong>et</strong>ta il Mercato Vecchio, essendone una parte che dà<br />
il nome all’ottina.<br />
Qui dicono fusse l’antico Palazzo della Città, a tempo ch’era Republica, e si dicea Basilica Augustiniana<br />
o Augustana, e le strade anche d<strong>et</strong>te Augustali; doppo esser Republica seguì ad unirvisi la nobiltà ed il popolo,<br />
ma [339] Carlo d’Angiò per sciogliere l’unione, col pr<strong>et</strong>esto d’un voto, v’edificò la chiesa di San Lorenzo<br />
buttando a terra il palazzo, ed alzandovi la torre del campanile; Carlo II non poté già fare ch’anche non restasse<br />
luogo per l’unione, come in fatto sino a’ nostri giorni vi ha il luogo la Città; e prima de’ passati tumulti vi si<br />
conservavano l’armi. Col disegno dunque del M<strong>agli</strong>one, a tempo di Carlo I, benché vogliono alcuni principiato<br />
a tempo di Corrado (fatalità che in tutte le cose di <strong>Napoli</strong> vi sia contradizzione), fu il tempio poi concesso a’<br />
padri conventuali di san Francesco, e la chiesa fabricata alla gotica, benché in parte abbellita con gli stucchi alla<br />
moderna. L’arco maggiore è meraviglioso, per esser con somma archit<strong>et</strong>tura fatto di pi<strong>et</strong>re dolci, e così alto e<br />
ben tirato; una quantità di colonne a due a due per le cappelle, che già furono dell’antico Palazzo della<br />
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