Santa Maria de’ Monti ed ultimamente qui, hebbero il luogo in una chiesa di Sant’Orsola, aiutati da [91 40 ] don Antonio Carrafa di Stigliano; vi sono attaccate due confraternità, una della Resurrezione del Signore, che fa una pia e semplice processione la mattina di Pasqua avanti il Regio Palagio, incontrandosi le statue della Vergine, Maddalena e San Giovanni col Signore risuscitato; e l’altra congregazione o confraternità è di Sant’Orsola. Ha vicino il palagio del sudd<strong>et</strong>to principe, grande, e con gran giardini, bosch<strong>et</strong>ti 41 ed abitazioni, ma passato a’ signori Duchi di Medina las Torres, ed estinta la famiglia e ricaduto al re, ne ha fatto acquisto il principe di Cellamare de’ Giudici, che l’ha rifatto ed abbellito con galerie, statue, fabbriche e pitture, rendendolo un paradiso terrestre, stante la sua disposizione, vedute e grandezza, ajutate ora famosamente dall’arte. TAVOLA [VI]: “Veduta del Castello dell’Ovo. All’illustrissimo mastro di campo signor don Isidoro Torrajon e Peñalosa, castellano del Castel dell’Ovo”. Della Strada di Santa Lucia e Castel dell’Ovo. § X. Con l’ottina di Santo Spirito va questa strada, che comincia dal [92] Gigante di Palagio; è per dritto discendendo verso il mare, ha dal fianco su la mur<strong>agli</strong>a dell’Arsenale un ruscello che discende per le bocche di diversi mostri marini, scolpiti dal Fansago 42 ed ha dirimp<strong>et</strong>to una fontana, d<strong>et</strong>ta Fonseca, perché fatta dal viceré 40 Tra la pagina 91 e la precedente è inserita la tavola [VI]. 41 Editio princeps: bosc<strong>et</strong>ti. 42 Come da errata corrige. Editio princeps: Fonzago 38
don Emanuel Zunica e Fonseca, conte di Monterey; vi è una statua d’un vecchione, che rappresenta un fiume, due tritoni con le buccine e festoni di pesci, opera del d<strong>et</strong>to Fanzago, o pure di Carlo suo figlio, morto in gioventù; dall’altro lato è il monistero sud<strong>et</strong>to della Trinità. Più avanti è il forno del biscotto, d<strong>et</strong>to Panatica, ove si fa la provigione per le galee e vascelli; attaccata vi è la chiesa di Santa Lucia, antichissima, d<strong>et</strong>ta a Mare – a differenza di quella del Monte –, edificata da Lucia nipote del gran Costantino, ristaurata da sant’Attanasio vescovo e redificata dal monistero di San Sebastiano per esser sotto la sua giurisdizione. Presso questa chiesa vi ha fatto un bellissimo e delizioso casino, con fontana avanti ed abbellito di pitture e balconi, don Marino Carrafa, fratello del [93] Duca di Maddalone; toltone ultimamente dalla Parca, ne divenne erede la sua casa. Séguita d<strong>et</strong>ta strada con palagi a destra, restando libero il prosp<strong>et</strong>to del mare, per opra del cardinal don Gaspar di Borgia, e vi è il bel palagio, ove abita il principe di Castiglione d’Aquino, già del presidente Amendola, ed altri, <strong>et</strong> il seminario de’ Macedonj, donato a’ padri somaschi da Giovan Vincenzo di d<strong>et</strong>to cognome, che v’istruiscono figliuoli nobili, nelle l<strong>et</strong>tere ed arti cavaleresche. A sinistra vi sono tre fontane: quella di mezo, con due famose statue che fanno colonne, sono molto bene studiate, con adornamenti d’int<strong>agli</strong>; dicono le statue essere di Domenico Auria e l’int<strong>agli</strong> del Merliano, ma i professori vi contradicono, dicendo non esser la maniera di quelli; la fe’ fare il Conte di Benevento e qui transportata dal cardinale Borgia viceré. 43 Continuando la strada, a destra v’è la chiesa di Santa Maria della Catena, er<strong>et</strong>ta da’ pescadori della contrada, fatta parr<strong>occhi</strong>a dal cardinal Ge[94]sualdo; da di<strong>et</strong>ro vi è una strada con commode case che spunta alla Solitaria e vi era il famoso museo di Francesco Picch<strong>et</strong>ti, per la sua morte dissipato in tutto, perdendosi una memoria bellissima di med<strong>agli</strong>e, antichità e disegni, con gioie rarissime – è cosa da non scrivere senza lagrime –. Più avanti alla Strada di Santa Lucia vi è un bastione che serve per delizia del passeggio, già chiuso con palizzate dal Marchese del Carpio, per fortificazione del Castel dell’Ovo, restituito in parte dal Conte di Santo Stefano. Per un lungo ponte si passa al Castel dell’Ovo, già, come si disse, unito a Pizzofalcone e poi per un terremoto, o altro, diviso; qui dicono fusse Megara <strong>città</strong>, che prese il nome dalla moglie d’Ercole quando quegli qui passò; poi abitazione di Lucullo e perciò d<strong>et</strong>to di Locullane, dove erano le sale delle sue delizie con i nomi delle deità, e le piscine; d<strong>et</strong>ta ancora Isola del Salvatore, per una chiesa, oggi si dice Castel dell’Ovo, non già per la favola dell’ovo incantato da Virgilio, sognato [95] da un semplice istorico, ma forse per essere di quella forma. Che fusse d<strong>et</strong>to del Salvatore, si legge nell’officio di sant’Attanasio, per esservi stato un convento di basiliani, ove morì santa Patrizia, concesso a’ bened<strong>et</strong>tini ed indi alle monache di San Sebastiano, d<strong>et</strong>to ancora il monistero di San Pi<strong>et</strong>ro a Castello; Guglielmo I Normanno lo rese, da palagio di delizie, rocca; Pi<strong>et</strong>ro Navarro con le mine lo rovinò in parte, fortificatolo don Giovanni di Zunica; e vi si è aggiunto un nobilissimo fortino, che sporge in mare, ove erano <strong>antica</strong>mente alcuni molini a vento, d<strong>et</strong>to lo Scoglio del Sale, guernito di 43 Come da errata corrige. Editio princeps: viceregi. 39
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prospettiva del Viviani. La cupola
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Conte della Cerra, e da esso a’ p
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dalla porta minore, una tavola di S
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V Vaso d’acqua lustrale de’ gen