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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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Gaudioso, che ne tiene il nome. Da chi fusse questo fondato, siamo su le controversie. La [356] comune vuole<br />

che fusse san Gaudioso vescovo di Bitinia, nell’anno 439, fuggendo da’ vandali con altri vescovi africani, e che<br />

seco portasse il sangue di santo Stefano protomartire. Dicono dunque che il vescovo di Cartagine Quodvultdeo,<br />

presso la chiesa di Santa Maria Intercede, fabricasse un picciolo monistero, ove santamente morì, sepelito nel<br />

comune cimitero fuori delle mura; ove morì anche il sud<strong>et</strong>to santo vescovo di Cartagine, ed ivi sepellito. Qui<br />

vogliono ancora che fusse abbate sant’Agnello, dal quale fusse fondato un monistero di vergini, benché altri<br />

dica fusse Steano Secondo, prima duce e poi vescovo, e che fusse, d<strong>et</strong>to monistero, accresciuto con la chiesa di<br />

Santa Fortunata. Sia come si voglia, antichissimo è il monistero, vantando la fondazione dal 1050 in circa; la<br />

d<strong>et</strong>ta chiesa di Santa Fortunata è dentro la clausura, e dipinta alla greca; quella di fuori, rimodernata ed<br />

abbellita, particolarmente doppo il penultimo terremoto, che quasi tutta cadde. L’altar maggiore è disegno del<br />

cavalier Cosmo, di marmi com[357 200 ]messi; la tavola di esso è del Francione, d<strong>et</strong>to lo Spagnuolo, che fiorì<br />

nell’archit<strong>et</strong>tura e pittura, nel 1521; dalla parte del Vangelo, le due Sibille con angeli e putti sono del Salerno a<br />

fresco; l’altre dipinture a’ lati di d<strong>et</strong>to altare, di Giovanni Battistello; la tavola dell’altar maggiore, il Deposito<br />

della Croce, Sant’Andrea e San Bened<strong>et</strong>to abbate, del Francione Spagnuolo; i quadri della Cappella del Castelli,<br />

con l’Adorazione de’ Magi e Natività, del d<strong>et</strong>to Salerno. Nell’ultima cappella vi è dipinta in un pezzo di muro<br />

l’<strong>antica</strong> imagine ch’era in Santa Maria d’Agnone, di cui si disse, essendo il d<strong>et</strong>to monistero unito con San<br />

Gaudioso dall’arcivescovo Annibale di Capua. Le reliquie che conservano sono: due pezzi della Santa Croce;<br />

due spine del Signore, tinte di sangue; della spogna con cui si diede l’ac<strong>et</strong>o e fiele; de’ capelli e latte della<br />

Vergine; de’ santi Pi<strong>et</strong>ro e Paolo; un pezzo della testa di san Giovanni Battista; molti corpi interi di santi, fra’<br />

quali san Gaudioso vescovo di Bitinia e del d<strong>et</strong>to san Quodvultdeo, trasferiti dal cimitero della Sanità [358] e<br />

qui collocati da Stefano Secondo, sotto l’altar maggiore; medesimamente di san Gaudioso vescovo di Salerno;<br />

de’ santi Fortunato, Carponio, Prisciano ed Evacristo, portati da alcuni marinari a Linterno, e da là distrutta la<br />

<strong>città</strong> da’ saraceni, qua da Stefano sud<strong>et</strong>to trasferiti, e ritrovati, essendosene perduta la memoria, rovinandosi<br />

l’altare a’ cinque di maggio 1661, collocate le teste della Santa e fratelli in statue d’argento; si ritrovò<br />

similmente nello stesso anno il sangue del protomartire santo Stefano, che da Orosio fu portato in Africa, ed<br />

indi in <strong>Napoli</strong> da san Gaudioso, e posto nella Cappella de’ Guelanda, o Guindazzi, dove buttandosi a terra<br />

l’altare ritrovossi in una pignatta di terra, e conosciuto per miracolo, nell’intonarsi “Ecce video Celos apertos”<br />

liquefacendosi ed uscendo fuori dell’ampolla, di modo che se n’empì un’altra; il quale miracolo replica sempre<br />

di liquefarsi il giorno natalizio del santo, come quello di san Giovanni Battista e san Gennaro. La chiesa è ricca<br />

d’argenti, d’apparati e di polizia. La soffitta rifatta per cagione [359] del terremoto, e adornata di quadri del<br />

Giordano e suoi allievi.<br />

Più sopra èvvi la chiesa e convento di Santa Maria delle Grazie de’ padri girolamitani, istituiti dal padre<br />

Pi<strong>et</strong>ro Gambacorta; fondò il convento, nella chiesa <strong>antica</strong> della famiglia Grassa, fra Girolamo di Brindesi nel<br />

1500, che qui è sepellito con l’iscrizzione; la tribuna è dipinta dal Binasca, e vi sono alcune tavole del Salerno e<br />

200 Editio princeps: 257.<br />

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