1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...
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TAVOLA [XX]: “Mercato Grande. All’illustrissimo signor don Gregorio Mercado, reggente del Regio Collateral Conseglio”.<br />
S’esce nel Mercato, o Foro Magno, una delle più grandi, belle e populate piazze di <strong>Napoli</strong>, occupando<br />
12 moggia oltre la Piazza d’Armi [248] avanti 178 del Torrione; il lunedì e venerdì si tiene il mercato di robbe<br />
commestibili, animali, ed altre cose necessarie all’uso e comercio umano, potendosi dire una gran fiera; in<br />
mezo di essa per terrore de’ malfattori vi si scorgono le forche, e vi si fanno le giustizie; per lo più<br />
continuamente è ingombrato il piano di baracche di farina, ferri e di commestibili, oltre quelle del giorno di<br />
mercato. Nel mezo v’è una fontana grande di marmi fatta fare dal Conte d’Ognatte con disegno del cavalier<br />
Cosmo, ed un’altra per abbeverare gli animali, con diversi mascheroni ed epitaffio fatto da don Giovanni<br />
Battista Cacace.<br />
Vicino al Carmine v’è una cappella isolata dedicata alla Santa Croce, ove furono decollati i principi<br />
Corradino e Federico d’Asburgh, e sepolti senza pompa con un distico sopra una colonna, che dice:<br />
Asturis ungue Leopullum rapiẽs aquilinum.<br />
Hic deplumavit, acephalumque dedit.<br />
Venuta la madre imperatrice Margherita per riscattarlo, ed havendolo ritrovato morto, lo fece<br />
trasferire 179 nel Carmi[249]ne; restandoci la colonna, Domenico Porzio vi fabricò la cappella in cui è dipinto il<br />
fatto, e v’alzò la Croce su la colonna, dedicandola alla Croce; nel suolo essendo attorno asciutto, vi si vedono<br />
alcune macchie bagnate come di mani, e proprio nel luogo ove fu decapitato quel’infelice innocente.<br />
Vicino alla chiesa vi sono i segni della porta che fu trasportata più in là; avanti è una piazza fatta a’<br />
tempi del Conte di Pignoranda viceré, ridotto il torrione in castello.<br />
Il convento e chiesa del Carmine sono famosi così per la magnificenza come per il concorso del popolo,<br />
ed il viceré istesso vi suole andare una o due volte la s<strong>et</strong>timana; fu fondato da’ padri del Carmelo, confirmato<br />
l’ordine da Onorio III, ove collocarono l’imagine della Madonna d<strong>et</strong>ta della Bruna, che seco portarono, dicono<br />
dipinta da san Luca evangelista; ed era fuori della porta, che poi col tempo si restrinse dentro, fatte le mura.<br />
L’imperatrice Margherita, madre di Corradino, il tesoro ch’haveva portato per redimere il figlio l’applicò in<br />
questo convento [250] per l’anima, vedendosene una statua piangente con una borsa in mano avanti del<br />
ref<strong>et</strong>torio, che già stava alla cappella della Croce; di<strong>et</strong>ro l’altare vi sono i sud<strong>et</strong>ti Corradino e Duca d’Austria<br />
sepolti; la tribuna ed all’altar maggiore, lavorati di marmi a spese del Principe di Cella Mare, sono di Pi<strong>et</strong>ro<br />
Mozz<strong>et</strong>ti e del figliuolo.<br />
Nell’architrave v’è il miracoloso Crecefisso che schivò, calando la testa, un colpo di palla di cannone<br />
avventato dall’esercito di Alfonso I, per comando di don Pi<strong>et</strong>ro, che ne pagò la pena con esser stato decapitato<br />
178 Editio princeps: avanri.<br />
179 Editio princeps: trrasferire.<br />
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