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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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fondollo sopra le proprie case col nome del santo; dichiarato clausura da Paolo V, vivono sotto la regola di<br />

Santa Chiara con gran osservanza, e si sta riducendo a perfezione il chiostro, havendo una picciola chiesa.<br />

Siegue il Palazzo di Ponte Corvo, che dà il nome al luogo, passato a’ Vald<strong>et</strong>ari.<br />

[430] Sopra la casa de’ prencipi di Tarsia Spinelli, dalle monache scalze teresiane comprato il palazzo,<br />

s’alzò il monistero consecrato a San Giuseppe, che si chiama volgarmente San Giuseppe o Santa Teresa delle<br />

Monache; il chiostro, che serve solo per 23 monache, è politissimo, con giardini e delizie.<br />

La chiesa, col consiglio è disegno del cavalier Cosmo, riuscì picciola ma confacente all’istituto, nobile<br />

allegra e vaga; ha tre altari adorni d’un marmo di Sicilia c’ha del leonato dell’abito della santa; il quadro del<br />

maggiore è del Giordano, l’altri due di Francesco Maria; v’è una facciata di piperni imbiancata di stucco; cadde<br />

ultimamente la volta della salita ove era il coro, che si sta rifacendo migliore, non essendovi per grazia della<br />

santa pericolata persona alcuna.<br />

Passata la chiesa, in un vicolo vi è il Palazzo del Principe di Tarsia, rifatto doppo che concesse il suo alle<br />

d<strong>et</strong>te teresiane scalze; il luogo è vago, con la facciata all’oriente, con un formale d’acqua freddissima, e<br />

profondo; ha un museo di preziosi qua[431]dri, di prima, seconda e terza riga di pittori, essendovene cinque del<br />

Rafaele, Buonarota, Sarno, Perin del Vago, Pi<strong>et</strong>ro Veronese, Caravaggi, Castiglione, Bassani Vecchio e<br />

Giovane, Caracci, Rubens, Vannich, Guidoreni, e di Giuseppino d’Arpino 24; molti dello Spagnol<strong>et</strong>to, 20 di<br />

Luca Forte, 50 del Falcone, di batt<strong>agli</strong>e, molti di Salvator Rosa ed altri, di pittori così paesani come forastieri,<br />

che ci vorrebbe un gran catalogo, essendovene più di 400 da farne conto, oltre i disegni, fra’ quali molti del<br />

cavalier Lorenzo Bernini.<br />

Passato d<strong>et</strong>to palazzo v’è una strada che tira verso Giesù Maria, e vi sono diversi palazzi fra’ quali<br />

quello del dottor Domenico di Martino, figlio del consiglier Scipione, che ha medesimamente molti quadri di<br />

valuta, fra’ quali 20 del Giordano, 3 dello Spagnol<strong>et</strong>to, del Pr<strong>et</strong>i, Vaccaro, Cavallino Caracciolo, Pauluccio<br />

Porpora, Salvatore Rosa, Santa Fede, Falcone, Amato, Passante, Finoglia, Spadaro e d’altri pittori illustri<br />

napolitani, oltre gli altri de’ forastieri, fra’ quali uno picciolo, ma [432] grande per la rarità, del Buonarota.<br />

Dirimp<strong>et</strong>to è il convento de’ padri conventuali, che da Evangelista Perrone, padrone del territorio che<br />

già si disse Pancillo, fu prima concesso a’ canonici di San Giovanni Laterano, per farvi una cappella col titolo<br />

di Santa Maria del Soccorso, e poi a’ d<strong>et</strong>ti padri col titolo dello Spirito Santo, che a differenza della chiesa<br />

grande si disse dello Spirito Santello, essendo stata la diminuzion de’ nomi nelle chiese per distinguerle.<br />

Collocatavi una imagine miracolosa di Sant’Antonio, prese il nome del santo, ed oggi si Dice Sant’Antoniello<br />

fuori Porta Medina, chiamandosi questa parte del borgo fuori la porta sud<strong>et</strong>ta. La chiesa si va abbellendo; v’è<br />

un marmo della memoria dell’edificazione, e della famiglia Perrone; e si va perfezionando il chiostro.<br />

Nel piano, discendendo verso la d<strong>et</strong>ta porta, che come si disse fu già d<strong>et</strong>ta Pertugio, aperta dal Duca di<br />

Medina las Torres, vi si vede dirimp<strong>et</strong>to all’uscire la chiesa di Santa Maria di Montesanto, fondata da padri<br />

siciliani, collocandovi un’imagine copia di quella che hanno in Sicilia; sono questi padri della riforma de’<br />

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