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1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...

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di essa porta un tumulo, er<strong>et</strong>to sopra quattro colonne, della regina Caterina, 196 figlia del re Alberto e nipote di<br />

Ridolfo re de’ romani, moglie di Carlo 197 duca di Calabria, figlio di Roberto. V’è il sepolcro di Ludovico, figlio<br />

del d<strong>et</strong>to Roberto, e con esso Iolanda, figlia del re Pi<strong>et</strong>ro d’Aragona, moglie di Carlo duca di Durazzo, fatto<br />

strangolare da Ludovico re d’Ungheria. Un altro di Roberto d’Artois e Giovanna duchessa di Durazzo, morti di<br />

veleno; di Maria, fanciulla primogenita di Carlo III; con altre memorie de’ Villani, Poderici, Barrili, Barresi,<br />

Ferraioli, Rosa, Afflitti, Follieri, R<strong>occhi</strong>, particolarmente nel chiostro, ove sono i sepolcri d’Aldemoreschi,<br />

d’Enrico Poderico ed altri, con capricciosi e nobili epitaffii, uno de’ quali scolpito da Giovanni di Nola, del<br />

d<strong>et</strong>to Poderico, ha questa iscrizzione.<br />

Hospes quid sim vides,<br />

Quid fuerim nosti,<br />

Futurus ipse quid fis<br />

Cogita.<br />

[344] Molte memorie sono rovinate dal tempo, e molte si possono leggere.<br />

Nella sacristia vi sono buoni quadri trasportati dalle cappelle, del Lama, del Buono, e, fra gli altri, in uno<br />

vi è il ritratto di San Ludovico vescovo di Tolosa che corona il re Roberto suo fratello, di Simone cremonese.<br />

Un San Girolamo di Cola Antonio di Fiore, dicono il primo che pingesse ad oglio nell’anno 1436, contravertito<br />

dal Vassari. Le reliquie che conservano sono: una costa di san Lorenzo; una croc<strong>et</strong>ta d’argento, in mezo della<br />

quale è una croc<strong>et</strong>ta di ferro fatta del chiodo del Salvatore, che la portava Costantino imperatore il Grande, e<br />

che poi Carlo I la donò al beato Donato, che riposa nella Cappella Villarta; con altre reliquie e quantità<br />

d’argenti.<br />

Nel chiostro v’è il capitolo, ove si sogliono adunare le deputazioni della <strong>città</strong>, ed il d<strong>et</strong>to chiostro è<br />

dipinto da un allievo di Luigi Siciliano. Nel ref<strong>et</strong>torio, ch’è molto grande, vi sono dipinte le dodici Provincie<br />

del Regno, con le figure del d<strong>et</strong>to [345] Luigi, e qui si suole fare il parlamento della <strong>città</strong> e Regno.<br />

Uscendo dal chiostro, s’entra alla Casa della Città, attaccata alla torre d<strong>et</strong>ta delle campane, ultimamente<br />

rifatta ed abbellita, con frontespicio e comode stanze, con disegno di Dionisio Lazari, essendo il luogo troppo<br />

str<strong>et</strong>to. Questo luogo fu assegnato da Carlo I alla <strong>città</strong>, distruttole il palazzo, e la d<strong>et</strong>ta torre fu cominciata da<br />

Carlo II sud<strong>et</strong>to, e finita d<strong>agli</strong> Aragonesi, come appare dall’iscrizzione posta sotto una statu<strong>et</strong>ta di San Lorenzo.<br />

Dirimp<strong>et</strong>to è il Banco di Santa Maria del Popolo, er<strong>et</strong>to da’ governatori dell’Incurabili.<br />

Salendosi dritto per lo Vicolo di San Paolo, vi è la sud<strong>et</strong>ta colonna ch’era del Tempio d’Apollo, coperta,<br />

e dirimp<strong>et</strong>to il Collegio de’ Scorziati, d<strong>et</strong>to il Tempio, col titolo della Presentazione della Vergine fondato da<br />

Luisa Paparo e Giovanna Scorziata, che poi si divisero: la Paparo fondando il Collegio delle Paparelle, e la<br />

196 Editio princeps: Carerina.<br />

197 Editio princeps: Cario.<br />

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