1 Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et ...
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[436] poi la chiesa del nome della Natività del Signore, de’ padri delle Scuole Pie, qua chiamati da Felice<br />
Pignella razionale della Regia Camera, ed altri complatearii, e con l’elemosine er<strong>et</strong>ta loro la chiesa, e casa, ove<br />
insegnano grammatica a’ poveri ragazzi.<br />
Da di<strong>et</strong>ro vi è un vicolo che termina alla parr<strong>occhi</strong>a dell’Avocata, ove fu già un conventino, fondato da<br />
fra Alessandro carmelitano, ma dal cardinal Gesualdo, comprato il luogo da’ frati, commutato in una parr<strong>occhi</strong>a<br />
che ha il maggior ambito di giurisdizione di tutte quasi le parr<strong>occhi</strong>e di <strong>Napoli</strong>.<br />
Passato questo vicolo ve n’è un altro d<strong>et</strong>to il Cavone, per dove si va a Sant’Efremo Nuovo, populato<br />
mirabilmente di case comode ed abitazioni; fu fatto questo cavone dall’acque che discendevano da sopra; dato<br />
loro altrove il declivio.<br />
Ritornando per d<strong>et</strong>ta strada, sotto il monistero di San P<strong>et</strong>ito vi è il Palazzo del Principe di Leporano,<br />
tutto di travertini di piperno, con finistre di marmi; era d<strong>et</strong>to la Conigliera, per esservi una caccia di conogli per<br />
di[437]vertimento d’Alfonso II, che vi fece questo casino, havendone fatto uno a Poggio Regale e l’altro a<br />
Chiaja, tutti e tre dif<strong>et</strong>tosi, uno per l’aria, e l’altro per l’acqua, e l’altro senza l’uno e senza l’altro; qui dicono<br />
che successe il caso aromatico della madre Giulia, impostora con l’ipocrisia, e giustamente, scoverte le sue<br />
sceleragini, castigata.<br />
Dirimp<strong>et</strong>to vi sono le Fosse del Grano, cioè luogo della conservazione del publico fromento, e con<br />
questo terminaremo la fatiga; è capace questo luogo di 200 mila e più misure di grano, che noi diciamo tumoli,<br />
del quale se ne fa il pane che serve per le piazze publiche; la maggior parte però ammassa pane in casa,<br />
comprando la farina al mercato o altrove. Fu questa conservazione er<strong>et</strong>ta a tempo di Carlo V accioché non<br />
mancasse mai il pane alla <strong>città</strong>, proibendosi il vendersene dell’ammassato fuori, e l’introdurvisi. La machina fu<br />
fatta col disegno di Giulio Cesare Fontana sotto delle mur<strong>agli</strong>e della <strong>città</strong>, affinché potesse difendersi dal<br />
cannone, e benché vogliano alcuni che [438] la provisione non stii bene fuori le porte, ad ogni modo, benché<br />
questa sia fuori di <strong>Napoli</strong>, può dirsi nel centro, essendo circondata da’ borghi e difesa dalla mur<strong>agli</strong>a, oltre che<br />
non offende l’aria abitata, solendo le d<strong>et</strong>te fosse cagionar intemperie. Fu il luogo ampliato, essendo accresciuta<br />
la <strong>città</strong>, e ci sarà bisogno d’ampliazione maggiore, vedendosi tuttavia crescere la <strong>città</strong> di popolo; così il Signore<br />
si degni di benedirla e proteggerla da disgrazie per l’intercessione de’ suoi santi padroni, quali ha scelto per<br />
antemurali, e si degni conservare così bella <strong>città</strong> sotto il dominio e governo della gran casa d’Austria, che con<br />
tanta benignità, pace e qui<strong>et</strong>e l’ha r<strong>et</strong>ta da due cento anni a questa parte, e così piaccia alla Bontà Infinita.<br />
Fine.<br />
[S1r] Indice copioso delle cose più notabili che si contengono in questo libro.<br />
A<br />
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