Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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del progetto architettonico. E quin<strong>di</strong> chiederci in che modo il<br />
rapporto rappresentazione-percezione riguarda il <strong>di</strong>segno del<br />
progetto. I paragrafi che seguono cercheranno <strong>di</strong> indagare su<br />
questo <strong>di</strong>lemma, analizzando progressivamente aspetti dell'ottica,<br />
poi i legami simbolici tra segno e significato che, a seconda della<br />
loro grado <strong>di</strong> astrazione, si traducono in rappresentazioni oggettive<br />
o soggettive, per le quali il rapporto con gli aspetti percettivi è<br />
sostanzialmente <strong>di</strong>verso.<br />
Inoltre si dovrà analizzare l'aspetto <strong>di</strong>mensionale dello spazio<br />
architettonico, che influisce in modo significativo sul tipo <strong>di</strong><br />
rappresentazione che lo riguarda, e quin<strong>di</strong> sulle implicazioni<br />
percettive. Infine, consci della possibilità <strong>di</strong> manipolare gli effetti<br />
ottenuti dall'immagine sullo spettatore, si parlerà <strong>di</strong> casi <strong>di</strong> illusione<br />
visiva nel <strong>di</strong>segno progettuale.<br />
Tutto ciò alla luce della consapevolezza che i passaggi<br />
dall'elaborazione mentale alla rappresentazione e viceversa, che<br />
gestiscono la traduzione dall'idea del progettista alla sua<br />
concretizzazione, sono molteplici e non uno soltanto. Partiamo<br />
dall'idea che nasce nella mente dell'architetto: ipotizzando che la<br />
forma del suo pensiero sia in qualche modo già un'immagine,<br />
abbiamo così una prima implicazione del rapporto realtàpercezione<br />
nell'iter progettuale. La prima traduzione grafica<br />
dell'idea introdurrà necessariamente elementi più o meno simbolici<br />
che poi passeranno nuovamente al vaglio dell'atto visivo per<br />
essere rielaborati mentalmente. A causa <strong>di</strong> questo doppio<br />
passaggio attraverso l'atto percettivo, alcuni hanno ipotizzato che<br />
fosse superfluo ricercare forme <strong>di</strong> rappresentazione che<br />
emulassero la sfericità dell'organo visivo, poiché comunque<br />
l'immagine sarebbe risultata nuovamente <strong>di</strong>storta alla sua lettura.<br />
Ma soffermarci su queste considerazioni generali indurrebbe ad<br />
addentrarsi in ambiti troppo filosofici e psicologici, pertanto<br />
cercheremo <strong>di</strong> ripercorrere le riflessioni sull'argomento, sulla base<br />
delle idee <strong>degli</strong> architetti e <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>osi del fenomeno, che si<br />
sono susseguite nel tempo.<br />
Poiché il progetto architettonico, sino alla realizzazione concreta<br />
dell'opera, si esprime soprattutto come <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> uno spazio<br />
immaginato, qualunque sia il metodo, la tecnica o lo strumento<br />
usato per realizzarlo, la comprensione delle regole che legano la<br />
percezione dello spazio e la sua rappresentazione grafica, sono<br />
sempre state reputate fondamentali per avere il controllo sulla<br />
buona riuscita del progetto. Un importante capitolo, per il <strong>di</strong>segno<br />
e l'arte, fu scritto all'interno delle aule del Bauhaus, dove si de<strong>di</strong>cò<br />
primaria importanza al ruolo del <strong>di</strong>segno e si <strong>stu<strong>di</strong></strong>arono le<br />
relazioni percettive ed emotive che questo instaurava con la<br />
forma, dando vita ad originali teorie che ancora oggi hanno i loro<br />
seguaci. Walter Gropius affermò<br />
«Se riusciremo a intendere la natura <strong>di</strong> ciò che ve<strong>di</strong>amo e il modo<br />
in cui lo percepiamo, sapremo <strong>di</strong> più sull’influenza potenziale <strong>di</strong><br />
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