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Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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in<strong>di</strong>ca il processo finalizzato alla realizzazione <strong>di</strong> un determinato<br />

effetto visivo sull'oggetto. Credo comunque che i due termini<br />

possano essere considerati sinonimi, anche perché con il grado <strong>di</strong><br />

evoluzione che gli applicativi stanno raggiungendo attualmente,<br />

sarà possibile gestire l'oggetto mentre ci stiamo ancora lavorando,<br />

con l'aspetto visivo definitivo.<br />

Tuttavia, bisogna ricordare che un determinato algoritmo <strong>di</strong><br />

visualizzazione, anche elementare, può essere scelto per la<br />

rappresentazione, anche per le sue intrinseche caratteristiche<br />

espressive, e questo è ad esempio il caso del wireframe che,<br />

come vedremo, è una delle tecniche più usate nell'architettura<br />

contemporanea, proprio perché incarna l'intima essenza<br />

geometrica del <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>gitale. Pertanto, nella scelta<br />

dell'applicativo, possiamo concordare sul fatto che «non esiste un<br />

renderer migliore <strong>degli</strong> altri e non esiste una semplice regola che<br />

permetta <strong>di</strong> scegliere il renderer per il proprio lavoro. L'unico modo<br />

per fare una scelta corretta è quello <strong>di</strong> conoscere tutte le variabili<br />

in gioco per fare una scelta cosciente» 22 .<br />

Percorriamo ora la recente storia <strong>di</strong> evoluzione dei principali<br />

algoritmi <strong>di</strong> visualizzazione, in una sintesi delle loro definizioni e<br />

potenzialità.<br />

Il metodo <strong>di</strong> visualizzazione più elementare è quello in wireframe<br />

(filo <strong>di</strong> ferro), con il quale vengono visualizzati, come linee,<br />

soltanto i contorni delle superfici piane e alcune generatrici delle<br />

superfici curve. Tutte le superfici vengono considerate non opache<br />

e pertanto vengono visualizzate tutte le linee del modello, anche<br />

quelle poste <strong>di</strong>etro altre superfici. Essendo la forma <strong>di</strong><br />

visualizzazione più semplice e leggera per il calcolo, questa è in<br />

effetti la più usata nella fase <strong>di</strong> costruzione del modello, pur non<br />

avendo qualità <strong>di</strong> simulazione materiale.<br />

La modalità hideline (linea nascosta) rappresenta un livello<br />

appena superiore rispetto al wireframe, perché le superfici<br />

vengono ora considerate opache e quin<strong>di</strong> non vengono più<br />

visualizzate le linee nascoste, ossia quelle linee che rispetto<br />

all'osservatore sono posizionate <strong>di</strong>etro altre superfici.<br />

Aumentando <strong>di</strong> complessità, troviamo lo sha<strong>di</strong>ng (ombreggiatura),<br />

in cui vengono riprodotte le ombre proprie <strong>degli</strong> oggetti. Le<br />

superfici sono colorate e l'intensità del colore varia a seconda<br />

dell'esposizione alla luce, secondo la legge <strong>di</strong> Lambert 23 . Tuttavia il<br />

calcolo dell'intensità luminosa viene eseguito soltanto per il<br />

baricentro <strong>di</strong> ogni superficie piana. Il calcolo per le superfici curve<br />

è eseguito approssimandole a superfici poliedriche per ognuna<br />

delle quali viene sempre considerato il baricentro 24 .<br />

Un'ulteriore <strong>di</strong>stinzione sussiste tra il cosiddetto flat sha<strong>di</strong>ng e il<br />

Warnock sha<strong>di</strong>ng: il primo ombreggia allo stesso modo tutte le<br />

superfici aventi la stessa inclinazione rispetto ai raggi luminosi,<br />

anche se hanno <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stanza dalla sorgente luminosa, con<br />

una conseguente per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà dell'immagine; il secondo<br />

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