Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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<strong>di</strong> qualcosa che ancora non esiste, è la virtualizzazione <strong>di</strong> un'idea<br />
architettonica concretizzabile. Il <strong>di</strong>segno è dunque il linguaggio<br />
grafico della geometria e, come tale, è strumento <strong>di</strong> manipolazione<br />
dell'aspetto formale del progetto; ma è anche, più in generale, il<br />
linguaggio della percezione, <strong>di</strong> tutti gli aspetti fisici interpretati<br />
dall'occhio umano, e come tale è strumento <strong>di</strong> controllo<br />
dell'aspetto percepibile dell'opera in potenza.<br />
Il <strong>di</strong>segno è il tramite tra l'idea e la costruzione e, come tale,<br />
nasce e persiste finalizzato ad essa, o comunque ad un'ipotetica<br />
costruibilità. Esso è strumento <strong>di</strong> comprensione e spiegazione<br />
della complessità dell'organismo e<strong>di</strong>lizio.<br />
Il <strong>di</strong>segno è la traduzione della concezione spaziale sul<br />
piano, qualunque sia il supporto bi<strong>di</strong>mensionale. Visualizzazione e<br />
conformazione spaziale possono o meno coincidere. Come si è<br />
visto, quando ciò accade, il metodo proiettivo e la tecnica possono<br />
influenzare fortemente l'aspetto formale.<br />
Il <strong>di</strong>segno è traccia, è un legame materiale tra un concetto<br />
ideale e la fisicità del segno, che cattura l'evoluzione del pensiero<br />
progettuale in determinati istanti.<br />
Il <strong>di</strong>segno infine è la forma <strong>di</strong> prefigurazione dell'architetto,<br />
prima <strong>di</strong> tutto nella sua mente, e per se stesso. Diventa poi<br />
comunicazione nel momento in cui altri partecipano al processo<br />
progettuale e costruttivo. In questo senso il <strong>di</strong>segno è un aspetto<br />
intimo e poi pubblico del progetto.<br />
Nel mantenimento <strong>di</strong> questi fattori <strong>di</strong> continuità che<br />
accompagnano, in molteplici sfaccettature, la storia del rapporto<br />
<strong>di</strong>segno-progetto, come si è visto ripetutamente nel corso della<br />
ricerca, è critico il passaggio tra strumenti manuali e <strong>di</strong>gitali. La<br />
maggior parte <strong>degli</strong> architetti esprimono tuttora l’esigenza <strong>di</strong><br />
esprimersi manualmente, e la nascita della prima idea formale si<br />
materializza generalmente nello schizzo manuale, <strong>di</strong>chiarando la<br />
<strong>di</strong>stanza che lo strumento <strong>di</strong>gitale ha ancora nei confronti della<br />
forma mentale interpretata dal <strong>di</strong>segno. Visualizzare, attraverso gli<br />
strumenti <strong>di</strong>gitali, un'idea che si conforma nell'intricato ventre<br />
numerico del computer, si allontana pericolosamente dal concetto<br />
<strong>di</strong> intima prefigurazione che sta alla base del rapporto <strong>di</strong>segnoprogetto,<br />
minandone alla base l'unione e la coincidenza. Se la<br />
mente dei progettisti riuscirà a prefigurarsi l’idea nella forma della<br />
rappresentazione <strong>di</strong>gitale, allora il nuovo rapporto uomo-strumento<br />
sarà veramente simbiotico e il prodotto <strong>di</strong> questo connubio<br />
(tecnologie costruttive permettendo) incarnerà realmente le<br />
poetiche espressive del linguaggio <strong>di</strong>gitale.<br />
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