Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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testimoniano Cicerone e Vitruvio, appartenevano persone<br />
provenienti da alti ranghi e con una buona educazione, sia<br />
umanistica che matematica. Vitruvio ci conferma che fossero<br />
preparati in storia, meccanica, musica e <strong>di</strong>segno. I piccoli architetti<br />
pratici si formavano invece con tirocini nelle corporazioni e<br />
nell'esercito.<br />
Per meglio comprendere la figura dell'antico architetto romano, è<br />
bene <strong>di</strong>stinguere due tipi <strong>di</strong> impostazione: uno è l'architetto affine<br />
al tipo greco ellenistico, il quale è anche fondamentalmente<br />
scultore, e quin<strong>di</strong> siamo portati a pensare che non usasse il<br />
<strong>di</strong>segno per i suoi progetti, che pre<strong>di</strong>ligono l'uso del marmo. L'altro<br />
tipo <strong>di</strong> architetto fu quello che ere<strong>di</strong>tò dagli Etruschi la magistrale<br />
tra<strong>di</strong>zione costruttiva, cimentandosi in e<strong>di</strong>fici veramente complessi<br />
ed innovativi, dalla pianta articolata e le coperture a volta, oppure<br />
nella costruzione <strong>di</strong> ponti, acquedotti ed altre opere gran<strong>di</strong>ose.<br />
Questo secondo tipo <strong>di</strong> architetto, invece, come tramanda Vitruvio,<br />
doveva essere abile nel <strong>di</strong>segnare ed esperto nella regola<br />
geometrica. Pittori e decoratori <strong>di</strong> quell'epoca hanno del resto<br />
<strong>di</strong>mostrato un evoluto livello <strong>di</strong> conoscenza delle <strong>di</strong>scipline della<br />
rappresentazione, e come si vede in alcuni affreschi pompeiani,<br />
avevano sviluppato anche un senso pseudo-prospettico 27 .<br />
Secondo Erwin Panofsky tale forma prospettica era espressione <strong>di</strong><br />
una caratteristica intuizione dello spazio fondata su premesse<br />
ottico-geometriche e su un substrato filosofico-culturale non in<br />
grado <strong>di</strong> colgiere il concetto dello spazio in senso moderno 28 . La<br />
teoria ottico-geometrica <strong>di</strong> Euclide supponeva infatti la sfericità<br />
dell'organo visivo. Ciò si traduceva in termini pratici nell'uso <strong>di</strong> un<br />
quadro curvo <strong>di</strong> proiezione. Per questo motivo le linee <strong>di</strong> fuga<br />
convergono su un asse centrale e non su un singolo punto 29 .<br />
Gli architetti romani conoscevano certamente bene la scienza del<br />
rilievo e il <strong>di</strong>segno in proiezione ortogonale. Tra i rari reperti giunti<br />
sino a noi, come testimonianza <strong>di</strong> questa conoscenza, troviamo ad<br />
esempio una grande pianta catastale, incisa su una lastra<br />
marmorea e conosciuta come “Forma urbis romae” e il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong><br />
una tomba inciso su una targa conservata a Perugia 30 . Si tratta <strong>di</strong><br />
un <strong>di</strong>segno in pianta in cui si può notare la già precisa notazione<br />
delle aperture fra i vari ambienti e la<br />
quotatura delle <strong>di</strong>mensioni <strong>degli</strong> spazi<br />
(figura 10). Da questi pochi reperti, <strong>di</strong><br />
carattere catastale o celebrativo 31 ,<br />
possiamo dedurre la notazione<br />
grafica convenzionale usata dai<br />
Romani per rappresentare<br />
l'architettura; mentre negli affreschi<br />
pompeiani ve<strong>di</strong>amo che erano già in<br />
uso intuitive forme <strong>di</strong><br />
rappresentazione prospettica <strong>degli</strong><br />
spazi architettonici 32 . Per la mancanza<br />
10<br />
7<br />
10. Pianta <strong>di</strong> tomba<br />
romana incisa su<br />
lastra lapidea