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Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.

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verso la definizione <strong>di</strong> quella veste formale della quale, come ho<br />

detto nell'introduzione, la rappresentazione architettonica è ancora<br />

in via <strong>di</strong> sperimentazione, alla ricerca <strong>di</strong> un linguaggio espressivo<br />

identificabile. A queste categorie ho dato il nome <strong>di</strong> “poetiche”,<br />

proprio per esaltarne il valore artistico espressivo e la ricorrenza<br />

nell'essere utilizzate per comunicare alcuni caratteri insiti nello<br />

strumento e nelle sue innovate potenzialità.<br />

Nel progetto, la sfera rappresentativa e quella concettuale sono in<br />

continuo <strong>di</strong>alogo tra loro, prevalendo ora l'una ora l'altra e<br />

confondendosi nella loro reciproca corrispondenza. Una<br />

rappresentazione, profondamente con<strong>di</strong>zionata dalle possibilità<br />

intrinseche dello strumento <strong>di</strong>gitale, da esso fa emergere,<br />

attraverso l'immagine, linee espressive che non sempre<br />

corrispondono alla descrizione oggettiva della materialità<br />

dell'opera, spesso indotte da un'affascinante alternativa virtuale<br />

alla costruzione.<br />

La poetica della trasparenza.<br />

Per descrivere questa categoria è necessario <strong>di</strong>stinguere<br />

due casi: il primo è quello in cui l'oggetto rappresentato è costituito<br />

<strong>di</strong> materiale trasparente, per cui lo strumento non fa che emularne<br />

il comportamento reale alla luce, creando corrispondenza tra<br />

simulazione grafica e oggetto concreto del progetto; il secondo<br />

caso, invece, vede l'uso della trasparenza come vero mezzo<br />

espressivo, reso facilmente utilizzabile dai mezzi <strong>di</strong>gitali, col quale<br />

si persegue, a volte, la visibilità <strong>di</strong> parti nascose per rendere<br />

meglio comprensibile la forma, generalmente complessa: a volte si<br />

persegue una resa immateriale della scena, che interpreta valori <strong>di</strong><br />

indeterminatezza ed evanescenza materica. Mentre nel primo<br />

caso non c'è nessuna novità rispetto al passato, se non<br />

l'aumentata facilità e precisione nell'emulare questa proprietà del<br />

materiale; nel secondo caso si tratta effettivamente <strong>di</strong> una<br />

tendenza propria e <strong>di</strong>ffusa della rappresentazione architettonica<br />

<strong>di</strong>gitale.<br />

La poetica della luce.<br />

In questo caso, si tratta generalmente <strong>di</strong> rappresentazioni<br />

che emulano il futuro comportamento, nella realtà, dell'opera<br />

progettata. Il mezzo <strong>di</strong>gitale ha potenziato enormemente la<br />

capacità <strong>di</strong> emulare gli effetti <strong>di</strong> interazione tra luci e corpi, tanto<br />

che con <strong>di</strong>sinvoltura si rappresentano, non solo le ombre, ma<br />

anche con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> emissione luminosa, effetti <strong>di</strong> riflessione, effetti<br />

atmosferici, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione della luce e <strong>di</strong> inter-riflessione,<br />

raggiungendo risultati foto-realistici. Grazie a questa possibilità è<br />

consueto rappresentare l'opera pensata in con<strong>di</strong>zioni notturne, <strong>di</strong><br />

emanazione luminosa. Questa poetica incarna le caratteristiche<br />

reali dell'oggetto progettato, e la sua innovazione rispetto agli<br />

strumenti tra<strong>di</strong>zionali risiede proprio nell'aumentata e semplificata<br />

capacità <strong>di</strong> simulazione realistica, che permette spesso <strong>di</strong> esaltare<br />

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