Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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Cinquecento. La sua espressione grafica è caratterizzata da un<br />
chiaroscuro quasi accennato, ed i prospetti sono sempre<br />
contaminati da scorci prospettici, che sono un naturale sviluppo<br />
<strong>degli</strong> esempi del Tardo Gotico 59 , ma in un certo senso sembrano<br />
quasi preludere alla forza con cui si imporrà a breve la<br />
rappresentazione prospettica nel <strong>di</strong>segno rinascimentale (figura<br />
16). Nel suo Trattato <strong>di</strong> architettura, egli riconosce all'architetto<br />
anche il controllo esecutivo dell'opera, e non solo la produzione<br />
del progetto; inoltre in<strong>di</strong>vidua tre tipi <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno: uno schizzo per la<br />
fase creativa, un <strong>di</strong>segno “<strong>di</strong> <strong>di</strong>sgrosso” destinato al committente,<br />
ed infine un <strong>di</strong>segno in scala per gli appaltatori. Dopo<br />
l'approvazione del progetto, i <strong>di</strong>segni venivano anche affiancati da<br />
un modello tri<strong>di</strong>mensionale in scala che veniva commentato<br />
dall'autore 60 . Nel suo trattato ci <strong>di</strong>ce che «il <strong>di</strong>segno è fondamento<br />
e via d'ogni arte che <strong>di</strong> mano si faccia 61 ».<br />
Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca (1457-1508), produsse<br />
invece un <strong>di</strong>segno preciso, con piante quotate. Negli alzati, pur<br />
dettagliati, grazie alle in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> misure e materiali, ancora non<br />
è superato l'effetto prospettico. La trattazione approfon<strong>di</strong>ta dei<br />
particolari <strong>di</strong>venta una caratteristica del suo stile personale, ed il<br />
segno è uniforme nel tracciare l'insieme o il dettaglio 62 .<br />
Anche Francesco <strong>di</strong> Giorgio Martini (1439 -1501), nel suo trattato,<br />
esalta l'importanza del <strong>di</strong>segno e della sua precisione, al quale<br />
ancora una volta è affidata la bontà del progetto e la<br />
comprensione della composizione <strong>degli</strong> elementi architettonici 63 .<br />
Fu Bramante (1444-1514) ad impersonare finalmente una figura <strong>di</strong><br />
architetto che comprendeva sia la conoscenza artistica che<br />
tecnica. L'architetto <strong>stu<strong>di</strong></strong>a tutti gli aspetti dell'opera ed è a capo<br />
non più <strong>di</strong> una schiera <strong>di</strong> artefici, come avveniva nel Me<strong>di</strong>oevo, ma<br />
<strong>di</strong> veri e propri collaboratori <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o che probabilmente lo aiutano<br />
anche nella realizzazione dei <strong>di</strong>segni progettuali 64 .<br />
L'e<strong>di</strong>ficio è pensato nel suo insieme e poi nei particolari, intesi<br />
come parti in funzione del tutto.<br />
I <strong>di</strong>segni del Bramante sono per lo più eseguiti a penna con<br />
qualche macchia che accentua il<br />
senso volumetrico: sono <strong>di</strong>segni<br />
sintetici che cercano <strong>di</strong> immortalare<br />
l'unità dell'organismo architettonico,<br />
senza soffermarsi, all'opposto del<br />
Cronaca, su ciascun particolare<br />
(figura 17). Il segno appare rapido e<br />
deciso, e nelle piante compaiono<br />
misurazioni e appunti scritti 65 .<br />
Si iniziano a cogliere, nell'opera<br />
<strong>degli</strong> architetti, i risultati della<br />
conoscenza del metodo prospettico:<br />
le possibilità illusorie che offre si<br />
trovano, ad esempio, esaltate<br />
16<br />
14<br />
16. Filarete, <strong>di</strong>segno<br />
della facciata <strong>di</strong> un<br />
palazzo