Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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3.2. Rappresentazione e costruzione<br />
All'interno delle riflessioni sulla relazione che lega la<br />
rappresentazione al progetto, è d'obbligo considerare il rapporto<br />
tra capacità costruttive e architettura, e capire in che modo il<br />
<strong>di</strong>segno, con le sue potenzialità, possa intervenire in questo<br />
connubio. Con le parole del Frampton ricor<strong>di</strong>amo che prima <strong>di</strong><br />
tutto<br />
«l'architettura è arte tettonica e come tale si identifica nell'arte del<br />
costruire in base alle leggi fisiche, alle forze della natura, al<br />
contatto col terreno. Tektonicos è colui che conosce l'arte del<br />
costruire e Architektonicos è chi <strong>di</strong>rige il processo <strong>di</strong> costruzione.<br />
[...]» 28 .<br />
Quando l'Alberti, nel De re ae<strong>di</strong>ficatoria, afferma che l'architettura<br />
è «<strong>di</strong>segno e costruzione» 29 , sembra riassumerne in modo conciso<br />
una <strong>di</strong>stinzione tra due momenti <strong>di</strong>stinti ma correlati, il primo ideale<br />
e concretizzato nel <strong>di</strong>segno, il secondo materiale e intimamente<br />
connesso alla natura fisica dell'oggetto. A volte il progetto può<br />
dunque assumere un valore artistico autonomo, anche se non<br />
viene realizzato 30 .<br />
In un'intervista <strong>di</strong> Livio Sacchi, Francesco Dal Co afferma che<br />
«l'architettura è un processo unitario che necessariamente tende<br />
al costruire...è inevitabile che ogni espressione <strong>di</strong>segnata<br />
dell'architetto contenga in sé questo tendere al costruire»<br />
e il destino del <strong>di</strong>segno è proprio quello <strong>di</strong> portare a soluzione il<br />
contrasto tra se stesso e la costruzione 31 .<br />
Se paradossalmente l'architettura non fosse così intimamente<br />
legata alla sua struttura fisica, allora sarebbe pura forma e la<br />
rappresentazione, nel processo <strong>di</strong> composizione, sarebbe regolata<br />
soltanto dalle leggi della geometria e della percezione, e vincolata<br />
dai suoi strumenti. Forse è per questo che in quelle architetture in<br />
cui l'aspetto estetico esercita un ruolo dominante e la<br />
sperimentazione formale si spinge all'estremo, la<br />
rappresentazione si mostra più incisiva e gioca al massimo le sue<br />
carte espressive. Tuttavia il vincolo fisico è, come abbiamo<br />
sottolineato attraverso le citazioni precedenti, imprescin<strong>di</strong>bile<br />
rispetto alla realtà architettonica, e nel momento in cui la forma<br />
prende corpo è necessario che sia sottomessa alle esigenze<br />
pratico-costruttive. Anche in questo senso il <strong>di</strong>segno gioca un<br />
ruolo dominante nel controllo del processo compositivo, stabilendo<br />
i nessi tra la forma e la capacità delle tecnologie costruttive. Nel<br />
panorama attuale, questa seconda esigenza <strong>di</strong> sottomissione della<br />
forma alle capacità costruttive, sembra tuttavia affievolirsi, poiché<br />
ormai le evolute tecnologie permettono <strong>di</strong> realizzare qualunque<br />
forma, e il <strong>di</strong>segno tende a perdere il suo ruolo analitico,<br />
soppiantato dalla comunicazione automatica tra macchine che<br />
progettano e macchine che realizzano gli elementi costruttivi.<br />
D'altro canto, i casi in cui la sperimentazione formale è<br />
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