Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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estetica, e così gli elaborati progettuali hanno preso due strade<br />
<strong>di</strong>verse, a seconda della loro principale finalità: il <strong>di</strong>segno tecnico<br />
dal valore oggettivo e il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>vulgativo dal valore espressivo.<br />
Come approfon<strong>di</strong>remo nel terzo capitolo, questa doppia valenza<br />
del <strong>di</strong>segno progettuale ha generato due <strong>di</strong>verse categorie <strong>di</strong><br />
elaborati grafici progettuali che si sono evolute spesso<br />
<strong>di</strong>stintamente: entrambe in <strong>di</strong>pendenza delle conoscenze<br />
scientifiche e strumentali, ma l'una più legata alle tecnologie ed<br />
alle prassi produttive e costruttive, e l'altra più con<strong>di</strong>zionata dalle<br />
esigenze comunicative richieste dalla destinazione <strong>degli</strong> elaborati,<br />
e quin<strong>di</strong> maggiormente implicata da valori culturali ed artistici.<br />
Nel secolo scorso, il linguaggio del <strong>di</strong>segno tecnico è andato<br />
delineandosi sino ad assumere una co<strong>di</strong>ficazione generalizzata,<br />
stabile ed universale, definita in norme internazionali. La<br />
produzione <strong>degli</strong> elaborati finali inoltre è sempre vincolata da<br />
strumenti normativi imposti, che spesso non permettono particolari<br />
libertà <strong>di</strong> scelta. In questo campo il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong>gitale non apporta<br />
cambiamenti <strong>di</strong> convenzione grafica in sé, ma piuttosto impone e<br />
permette la produzione <strong>di</strong> tanti elaborati quanti la nuova<br />
complessità costruttiva richiede.<br />
Infatti, quando l'opera progettata presenta quei caratteri <strong>di</strong><br />
complessità e non serialità, tipici <strong>di</strong> alcuni linguaggi sperimentali<br />
contemporanei, allora anche il <strong>di</strong>segno tecnico deve<br />
adeguarsi alla complessità, ma non nella mo<strong>di</strong>fica<br />
delle convenzioni, quanto nell'aumento numerico <strong>degli</strong><br />
elaborati necessari alla completa e univoca<br />
descrizione del progetto.<br />
In questo senso, anche il <strong>di</strong>segno tecnico, seppur con<br />
meno evidenza, ha subito importanti mo<strong>di</strong>fiche con<br />
l'evolversi <strong>degli</strong> strumenti <strong>di</strong> progetto e soprattutto<br />
delle tecnologie costruttive. Ad esempio, per la<br />
descrizione <strong>di</strong> un oggetto <strong>di</strong> forma molto complessa,<br />
sarà necessario un gran numero <strong>di</strong> sezioni, eseguite<br />
in più punti ed in più <strong>di</strong>rezioni, per fornire le esatte<br />
informazioni utili a spiegare il progetto (figura 14).<br />
Oppure, nel caso <strong>di</strong> architetture costituite da singoli<br />
elementi costruttivi tutti <strong>di</strong>versi, e quin<strong>di</strong> non seriali, la<br />
cui progettazione è stata resa possibile ed eseguibile<br />
solo grazie al computer ed alle tecnologie CAM, per<br />
l'esecuzione in cantiere vengono prodotti dei veri e<br />
propri cataloghi dove i singoli pezzi sono descritti<br />
formalmente e <strong>di</strong>mensionalmente, generalmente in<br />
proiezione ortogonale, in<strong>di</strong>candone la curvatura, il<br />
colore etc, e ognuno è identificato da un co<strong>di</strong>ce. Il loro<br />
assemblaggio è esplicato attraverso <strong>di</strong>segni che<br />
assomigliano ad istruzioni <strong>di</strong> montaggio, dove sono<br />
in<strong>di</strong>cate le reciproche posizioni dei singoli pezzi<br />
(figura 15).<br />
67<br />
14. Rem Koolhaas,<br />
Biblioteca <strong>di</strong> Francia,<br />
Parigi, 1989.<br />
Sequenza <strong>di</strong> piante ai<br />
vari livelli<br />
14