Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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<strong>di</strong> vedere nei suoi fogli come egli allinei una serie <strong>di</strong> varianti<br />
segnando quella che gli sembra la più opportuna con una in<strong>di</strong>cata<br />
una scritta «questo» 108 .<br />
Si può affermare che Borromini fu l'inventore della nuova forma,<br />
rinnovando la concessione classica delle<br />
proporzioni.<br />
In parallelo con gli sviluppi della matematica e<br />
della geometria, gli architetti del Barocco<br />
spostarono la loro attenzione dalle linee rette<br />
alle curve e dalle superfici piane a quelle<br />
coniche 109 .<br />
I <strong>di</strong>segni erano considerati talmente importanti<br />
per gli architetti del Seicento, che in essi<br />
vedevano non soltanto un puro atto tecnico, ma<br />
soprattutto l'espressione delle proprie volontà<br />
creatrice, che Borromini, prima <strong>di</strong> morire, volle<br />
<strong>di</strong>struggere molti dei suoi <strong>di</strong>segni bruciandoli, in<br />
modo che non potessero finire in mani<br />
indegne 110 .<br />
Già dagli inizi del Seicento si era ormai<br />
consapevoli anche dell'esistenza <strong>di</strong> un'ulteriore<br />
possibilità rappresentativa offerta dalle<br />
proiezioni ortografiche, che ancora lungi<br />
dall'essere una procedura co<strong>di</strong>ficata, si<br />
possono assimilare alle proiezioni<br />
assonometriche. Il metodo era stato usato già<br />
nel Rinascimento, soprattutto nei casi in cui era<br />
richiesta maggior precisione tecnica. Queste<br />
permettevano <strong>di</strong> avere una visione della tri<strong>di</strong>mensionalità<br />
mantenendo riconoscibili le proprietà metriche 111 .<br />
1.6. Neoclassicismo<br />
Nel Settecento si assiste ad una sorta <strong>di</strong> ritorno<br />
all'essenziale, ad un'architettura intesa come arte del costruire una<br />
struttura, privata <strong>di</strong> ogni futile ornamento. Questo fatto si riflette<br />
anche nel modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnare, che <strong>di</strong>viene mezzo <strong>di</strong><br />
comunicazione efficace dei concetti <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne e semplicità<br />
strutturale. Le proiezioni ortogonali <strong>di</strong>vengono il veicolo privilegiato<br />
per comunicare l'architettura. L'assonometria e la prospettiva<br />
vengono invece usate per costruire immagini spaziali, e la<br />
seconda viene vista come un metodo eccessivamente soggettivo,<br />
tanto che alcuni critici parlano <strong>di</strong> una “fossilizzazione della<br />
prospettiva” in epoca illuminista 112 .<br />
Dall'alleanza tra ragione ed esperienza empirica nascono nuovi<br />
<strong>di</strong>battiti tra cui la questione del <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> architettura, oggetto <strong>di</strong><br />
una complessa <strong>di</strong>alettica tra il concetto <strong>di</strong> rappresentazione e<br />
24<br />
33. Borromini, S. Ivo<br />
alla Sapienza<br />
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