Documento PDF - UniCA Eprints - Università degli studi di Cagliari.
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inchiostro monocromatico 131 .<br />
Viollet-le-Duc, probabilmente il più autorevole teorico <strong>di</strong><br />
architettura dell'Ottocento, pone la tecnica alla base <strong>di</strong> ogni<br />
architettura razionale. Le sue concezioni ebbero un'importante<br />
influenza anche sul tema della rappresentazione e per lui il<br />
<strong>di</strong>segno funge da tramite nella <strong>di</strong>alettica tra teoria e pratica nella<br />
definizione dei fatti architettonici.<br />
Anche Jean Baptiste Rondelet, nel suo Traité théorique et pratique<br />
de l'art de bâtir (Parigi, 1802), rivolse la sua attenzione ai<br />
fondamenti della rappresentazione architettonica, convinto del<br />
fatto che il <strong>di</strong>segno progettuale fosse il miglior modo per risolvere i<br />
problemi costruttivi prima <strong>di</strong> arrivare al cantiere, grazie all'uso <strong>di</strong><br />
proce<strong>di</strong>menti grafici <strong>di</strong> valore scientifico, come le proiezioni<br />
ortogonali, che garantivano la riproduzione bi<strong>di</strong>mensionale precisa<br />
della realtà 132 .<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista teorico, si deve al francese Jean Victor<br />
Poncelet una co<strong>di</strong>ficazione della geometria proiettiva nel suo<br />
Traité des propriétés projective des figures (Parigi, 1822),<br />
definendo quel metodo oggi denominato delle Proiezioni centrali.<br />
Numerosissimi altri <strong>stu<strong>di</strong></strong>osi contribuirono nel XIX secolo alla<br />
definizione della scienza della geometria descrittiva, in gran parte<br />
così come la conosciamo oggi.<br />
All'Ottocento si deve inoltre la pratica della prospettiva a tre punti<br />
<strong>di</strong> fuga, basata sulla convergenza verso l'alto delle linee<br />
verticali, che prima nessuno aveva mai sostenuto. E anche<br />
l'intensificarsi <strong>degli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> sulla prospettiva curvilinea, con la<br />
convinzione <strong>di</strong> poter rappresentare l'aspetto della natura<br />
dell'occhio umano 133 .<br />
Nelle accademie e nelle scuole politecniche<br />
ottocentesche, lo <strong>stu<strong>di</strong></strong>o della prospettiva era ormai<br />
definitivamente inserito nei corsi <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>o <strong>di</strong> ingegneria e <strong>di</strong><br />
architettura. Il ricorso al metodo prospettico era infatti molto<br />
usato soprattutto nella rappresentazione pittorica <strong>di</strong><br />
architetture progettate o semplicemente immaginate, come<br />
negli architetti inglesi Soane, Cockerell, Scott e<br />
Waterhouse, in <strong>di</strong>segni che mostravano una tale abilità nella<br />
simulazione realistica della materia da confondersi col vero.<br />
D'altro canto, in opposizione all'illusivo metodo prospettico,<br />
al metodo delle proiezioni ortogonali e soprattutto a quello<br />
assonometrico, era invece affidato il compito <strong>di</strong> descrivere i<br />
progetti con precisione metrica. Il metodo della “prospettiva<br />
militare” era usato <strong>di</strong> frequente per trasmettere informazioni<br />
<strong>di</strong> natura tecnico-costruttiva sull'oggetto.<br />
Fu Auguste Choisy il primo architetto ad appropriarsi<br />
prevalentemente delle proiezioni assonometriche. Tuttavia<br />
bisogna riconoscere che, in origine, tale metodo era<br />
conosciuto col nome <strong>di</strong> “prospettiva isometrica” e solo in<br />
seguito fu definito assonometria, per arrivare a come lo<br />
46<br />
31<br />
46. Alessandro<br />
Antonelli. Stu<strong>di</strong>o per la<br />
Cupola <strong>di</strong> S.<br />
Gaudenzio in Novara<br />
(Conservato<br />
all'Archivio Municipale,<br />
Novara)