Dispense del corso di Elementi di Fisica della Materia - Skuola.net
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102 CAPITOLO 6. STRUTTURA DELLA MATERIA<br />
<strong>di</strong> frequenza ν:<br />
ɛν = 2π<br />
c KT ν2 .<br />
Questa espressione è nota come legge <strong>di</strong> Rayleigh-Jeans. Essa conduce però<br />
subito a un problema, decisamente spinoso. Difatti, se uno volesse determinare<br />
l’energia totale nella cavità per unità <strong>di</strong> tempo su tutte le frequenze, gli<br />
basta calcolare l’integrale<br />
∞<br />
E = ɛνdν = ∞,<br />
0<br />
espressione che è evidentemente assurda, in quanto l’energia in una cavità<br />
non può essere infinita. Questo paradosso è noto come catastrofe ultravioletta.<br />
Difatti, a temperatua ambiente, la <strong>di</strong>vergenza tra la densità <strong>di</strong> energia<br />
prevista da Rayleigh-Jeans e quella sperimentale comincia a manifestarsi proprio<br />
alle frequenze <strong>del</strong>la ra<strong>di</strong>azione ultravioletta: mentre quella classica sale<br />
monotonamente (come ν 2 ), la sperimentale ha un massimo e si annulla esponenzialmente<br />
ad alte frequenze, come deve essere per avere l’integrale finito<br />
su tutte le frequenze. Il problema fu affrontato, ed inutilmente, con tutti<br />
gli strumenti a <strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong>la fisica classica <strong>del</strong> tempo. Occorreva quin<strong>di</strong><br />
una nuova rivoluzione concettuale per uscire dall’impasse. E la svolta arrivò<br />
il 14 Dicembre <strong>del</strong> 1900, ad opera <strong>di</strong> Max Planck.<br />
6.1.2 Ipotesi <strong>di</strong> Planck<br />
Planck ipotizzò che l’energia scambiata dalla ra<strong>di</strong>azione con le pareti <strong>del</strong>la<br />
cavità non potesse variare con continuità, ma solo per multipli interi <strong>di</strong> una<br />
quantià fondamentale <strong>di</strong> energia. Tale unità <strong>di</strong> base <strong>di</strong> energia fu denominata<br />
quanto <strong>di</strong> energia e la sua stessa energia è proporzionale alla frequenza <strong>del</strong>la<br />
ra<strong>di</strong>azione. Quin<strong>di</strong> tali energie sono <strong>del</strong> tipo<br />
E = nhν, n ∈ {0, 1, 2, . . . , ∞},<br />
dove h = 6.62 · 10 −34 J/s è la famosa costante <strong>di</strong> Planck. L’ipotesi <strong>di</strong> Planck<br />
costituì un vero e proprio terremoto concettuale per la fisica <strong>di</strong> quel tempo,<br />
e molti si rifiutarono anche <strong>di</strong> prenderla in considerazione. La convinzione<br />
<strong>di</strong> quel tempo era la variazione graduale e continua <strong>del</strong>le grandezze fisiche<br />
(il famoso motto “Natura non facit saltus”), e <strong>di</strong> conseguenza ogni ipotesi <strong>di</strong><br />
quantizzazione veniva considerata quasi a livello <strong>di</strong> bestemmia. Riformulando<br />
la teoria <strong>del</strong>la ra<strong>di</strong>azione in cavità con l’ipotesi <strong>di</strong> Planck, si attiva alla densità<br />
<strong>di</strong> energia<br />
ɛν = 2πh<br />
c 2<br />
ν 3<br />
e hν<br />
KT − 1 ,