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<strong>Breve</strong> <strong>Storia</strong> <strong>dell'</strong> Automobile italiana 108<br />
e per gli scioperi delle maestranze, ma anche per la agguerrita concorrenza della<br />
Ceirano.<br />
Nell’Agosto del 1923 la Scat per evitare il fallimento svalutò il proprio capitale<br />
sociale a 14.000 lire.<br />
Fu a questo punto che intervenne Giovanni Ceirano che nel frattempo si era<br />
aggiudicato la maggioranza del pacchetto azionario dopo che la c<strong>as</strong>a francese aveva<br />
ceduto le sue quote a terzi, ed integrandone il capitale nonchè mettendo in liquidazione<br />
la Ceirano S.A. da lui fondata nel 1919, risollevò la SCAT e dal 1925 la<br />
produzione uscì con il marchio SCAT-marca Ceirano, ma venne più semplicemente<br />
chiamata con il secondo nome.<br />
E’ di questo periodo una vettura a 4 cilindri di 1458 cc a valvole laterali, la<br />
150, che era vestita da una carrozzeria vagamente riecheggiante la Lancia Lambda.<br />
Fu costruita anche una versione a valvole in testa denominata 150 S.<br />
Gli ultimi esemplari apparsi sul mercato erano equipaggiati con sospensioni<br />
anteriori indipendenti su brevetto Parisi.<br />
Le carrozzerie erano di Candido Viberti.<br />
Venne presentato anche un modello derivato dalla 150 S, la VVV, con sospensioni<br />
indipendenti e feritoie al covano orizzontali.<br />
Nel 1926 fu presentato il tipo 250 di 2297 cc sempre con valvole in testa.<br />
Fu questa l’ultima vettura prodotta.<br />
Il crollo delle esportazioni avvenuto verso la fine degli anni venti misero nuovamente<br />
in crisi la C<strong>as</strong>a che nel 1929 aderì al Consortium Fiat per la costruzione<br />
esclusiva di veicoli industriali.<br />
Giovanni Ceirano uscì dall’impresa il 1931, la Fiat, principale azionista, deliberò<br />
la cessazione dell’ azienda SCAT e l’<strong>as</strong>sorbimento da parte della SPA nel<br />
1932.<br />
Finisce così il marchio SCAT vittima degli eventi, ma, a nostro giudizio, anche<br />
della “irrequietezza” del suo fondatore.