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<strong>Breve</strong> <strong>Storia</strong> <strong>dell'</strong> Automobile italiana 130<br />

Chiribiri<br />

Antonio Chiribiri, aveva lungamente lavorato e collaborato con le c<strong>as</strong>e automobilistiche<br />

presenti all’epoca, per cui volle dedicarsi adesso alla n<strong>as</strong>cente industria<br />

aereonautica per cui lavora a Milano ed a Torino intorno al 1910.<br />

Quando a 45 anni, decide di mettersi in proprio sceglie propio Torino ed inizia<br />

in via Don Bosco, con la “sua” società denominata Fabbrica Torinese Velivoli Chiribiri<br />

& C. <strong>as</strong>sieme a Maurizio Ram<strong>as</strong>sotto e Gaudenzio Verga.<br />

L’industria automobilistica si innesta qu<strong>as</strong>i per necessità proprio su quella aereonautica<br />

a causa della scarsità delle commesse di velivoli.<br />

Il fallimento di una iniziativa che vedeva protagonista Antonio Chiribiri.<br />

Il conte Gustavo Brunetti d’ Usseaux, app<strong>as</strong>sionato aviatore ed automobilista,<br />

volendo imbarcarsi in una nuova avventura industriale, ordinò a Chiribiri una vetturetta<br />

economica, la Siva, della quale prevedeva, commissionandoli, ben 1000 pezzi<br />

per la prima serie.<br />

Prima che venisse impostato il proprotipo il conte Brunetti fu costretto a ritirarsi<br />

da uno sconvolgimento economico a causa della smodata p<strong>as</strong>sione per il gioco<br />

che nutriva da sempre.<br />

Intanto per effettuare un lancio alla grande della nuova vetturetta non si era<br />

badato a spese lanciandosi a capofitto in una spettacolare campagna pubblicitaria.<br />

Tutto andò perduto al suo ritiro. Rimanevano le attrezzature approntate, il progetto,<br />

i disegni costruttivi della vettura, per cui Chiribiri, per attenuare il grosso danno<br />

economico, decise di<br />

costruire anche vetture.<br />

Chiribiri tuttavia<br />

non era particolarmente<br />

contento della vetturetta,<br />

tanto che pur dovendo<br />

seguire importanti<br />

commesse di motori per<br />

aerei, lanciò una vettura<br />

Chiribiri tipo " Milano "<br />

di 1300 cc con una potenza<br />

di 12 HP.<br />

Per tutta la durata<br />

della Grande Guerra la vettura continuò ad essere prodotta, ma al rallentatore.<br />

Ala fine delle ostilità, con i profitti dell’industria di motori aerei, Chiribiri decide<br />

di ricondizionare l’azienda e cambia anche sede andando ad aprire una officina in<br />

via Caraglio angolo Monginevo che aveva maggiore spazio per la lavorazione.<br />

Qui inziò la costruzione della nuova vettura (presentata al Salone di Parigi de<br />

1919) che pur chimandosi ancora 12 HP aveva un motore di 1593 cc, 4 cilindri,<br />

cambio a 4 velocità, carrozzeria aperta 4 posti.

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