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Breve Storia dell' Automobile italiana 204 Rodi Morabito e l’ASI di Antonio Carella ... “Carneade, chi era costui?” La domanda che alcuni delle nuove generazioni potrebbero porsi è proprio questa: chi è Franz Rodi- Morabito? Nasce a Rosarno (RC) nel 1934 da agiata famiglia di professionisti rosarnesi e qui vi trascorre la sua infanzia ammaliato dal mondo dei motori. Da bambino passava ore intere seduto su un muretto a contemplare affascinato le colonne di automezzi americani che transitavano sulla statale 18. Subì il fascino delle Jeep, dei Jeepponi, degli Chevrolet, dei Bedford ma sopratutto degli aggressivi GMC a tre assi motori. Scoppiò il coup de foudre e se ne innamorò ... follemente. Negli anni ‘50, comprando una vecchia Jeep, gli fu imposto dal ven- Franz e Melyta Rodi-Morabito ditore lo sgombero del garage da una vecchia Fiat Balilla di cui era rimasto poco più che la sola carrozzeria. Iniziò così ad proliferare in lui il “virus dell’auto d’epoca” e da qui partì la sua passione mettendo in essere una bella collezione di pezzi interessanti che amava guardarsi nei propri garages, ma senza uscire all’aria aperta! Fu un conoscente toscano che lo spinse a creare un club in Calabria e da questo nacque il Camecs (Carrozze Auto Moto Epoca Calabria Sicilia). Il primo Club di appassionati dell’Italia meridionale ed isole, ma anche di più dal momento che all’epoca in Italia esistevano solo 6 o 7 Clubs e tutti dislocati al centro nord e solo uno, il Caac, a Bari ad opera dell’avvocato Franco Zippitelli. Ma com’era all’epoca la situazione italiana nel campo auto d’epoca? Il primo Club in Italia fu “La Manovella” di Roma. A Torino successivamente si formò un nucleo che fu chiamato VCCI (Veteran Car Club Italia) e che entrò quasi subito in rotta di collisione con il coevo omologo milanese FIAME. Qualche altro sparuto club era dislocato sempre in area centro settentrionale e da Roma in giù ... il deserto. Franz Rodi-Morabito si iscrisse immediatamente al VCCI.
Breve Storia dell' Automobile italiana 205 Nel frattempo il suo conoscente toscano lo fece entrare nel consiglio direttivo del Camet, il club fiorentino. Quando nel 1966 il VCCI riuscì a trovare un punto di incontro con il FIAME si fusero e nacque l’ASI (Automotoclub Storico Italiano) con presidente il dotto Peretti Colò presidente dell’ ACI di Verona, con sede in via Valverde, e Segretario Generale ASI il dott. Saro Rolandi. Dopo il passaggio di Presidenza al conte dott. Giovanni Caproni di Taliedo durante la quale la sede dell’ASI si trasferì da Verona a Torino presso il Museo dell’Auto “Carlo Biscaretti di Ruffia”. Toccò al comandante Augusto Costantino, Direttore e Fondatore del Centro Storico Fiat di via Chiabrera 20 a Torino, divenire Presidente ASI e contemporaneamente la sede dell’Ente fu ancora una volta spostata in via Bruno Buozzi 6, nei locali della sede del RFI (Registro Fiat Italiano). Fu proprio il comandante Costantino a far diventare l’Asi “Ente Morale” a tutela del patrimonio storico dell’automobilismo intaliano. Nel Consiglio Asi Franz Rodi-Morabito entrò subito quale Delegato Regionale per la Calabria, ma in effetti per l’intero Sud ed Isole. Alle successive elezioni dell’ASI, egli viene eletto consigliere e poi nominato dal Consiglio Federale Vice Presidente nazionale, la quale carica mantenne per due legislature. Il comandante Costantino gli concede grande fiducia e benevolenza per cui gli conferisce delega per il centro-sud quale “alter ego” del Presidente Nazionale. Intanto iniziavano a nascere altri clubs dislocati sul territorio nazionale e Rodi- Morabito viene invitato a fare da socio fondatore e per tale ragione oggi è fra i fondatori di una miriade di clubs. Il 1986 fonda sempre in Calabria un secondo circolo, il Cams, e poi un registro per le auto “a muso giù” (500 A e B, 508C, 1500 6c). Per quattro anni è stato presidente nazionale della Commissione Manifestazioni dell’Asi. Sfruttando le sue doti di mediatore è stato spessissimo incaricato di intervenire rendendo possibili molte composizioni di diatribe che altrimenti si sarebbero risolte con vantaggi solo per alcuni o per alcune zone. Realizzò la riconferma dell’accordo tra Asi e Federazione Motociclistica Italiana; spianò il terreno per l’accordo con la Csai; partecipò alla composizione della lite fra Giulio Dubini e l’Automobil Club di Brescia a proposito della gesione della Mille Miglia storica; compose una miriade di beghe sorte fra vari clubs come ad esempio Panormus VCC-Veteran Car Club Etneo ed ASI-Club La Manovella. Un’altra sua operazione fu quella di far entrare in ASI il Military Car Club Capitolo Italiano tanto che la Sede centrale americana lo nominò Socio Onorario; fece inserire, negli anni ‘70, nel nuovo codice della strada, per formulare il quale fervevano i lavori presso i Ministeri Trasporti e Lavori Pubblici, gli articoli che riconoscevano ufficialmentele le auto storiche quale “categoria” speciale. Un uomo, insomma, che dedicò a tempo pieno quasi 40 anni della sua vita all’automobilismo d’epoca!
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