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Breve Storia dell' Automobile italiana 176 ma decisero di “darci sotto” per onorare la memoria del congiunto. Coadiuvati anche dall’altro fratello, Bindo, tornarono agli otto cilindri con un prestigoso 3000 cc montato su una monoposto chiamata 8 CM, l’unica in grado di tenere testa onorevolmente alla nuova Alfa Romeo P 3. La nuova vettura ricominciò a mietere allori e consensi al G.P. di Tunisia, al G.P. di Belgio guidata da Tazio Nuvolari, nel G.P. di Nizza e nella Coppa Ciano senza dimenticare la vittoria di Campari al G.P. dell’ A.C.F. di Montlhery. Mentre lasciamo la Maserati ad altre innumerevoli successi, ricordiamo che nel 1940 la Maserati aveva lasciata Bologna per trasferirsi a Modena in via Menotti. Qui costruirono durante la guerra quasi esclusivamente veicoli elettrici. Tuttavia a causa di divergenze con i soci Orsi, lasciarono Modena e fecero ritorno a Bologna ove fondarono l’Osca. Comunque la casa del tridente continuò a costruire ispirandosi ai modelli anteguerra fin quando venne presentato il modello A6 che era una berlinetta da 1500 cc, 6 cilindri in linea ed un solo albero a camme in testa carrozzata da Pininfarina. Questa rappresenta la prina vera vettura Maserati realizzata a fini commerciali prescindendo dalla competizione. Seguì un periodo alquanto buio per la Maserati tanto che tutto faceva temere il peggio, ma nel 1956 ha una im- pennata di orgoglio e torna alle corse con la A6 GCM. Già nel 1954 si era Il successo della Maserati 3500 carrozzata 2+2 da Touring salvò nel 1958 l’azienda dal fallimento mentre era già sotto amministrazione controllata. (Collezione privata) visto nascere il modello A6 G 54 “addomesticato” per l’utenza commerciale carrozzato spyder e coupè da Zagato, Frua ed anche da Allemanno. Ormai l’azienda aveva sviluppata una sua sezione commerciale che operò una osmosi continua fa motori sportivi e motori commerciali. Nel 1963 nacque la Quattroposti che voleva inserirsi nel mercato delle ammiraglie di lusso per coloro che non volevano dimenticare un passato brillante e sportivo. Vennero poi i modelli Mexico, Ghibli, Indy, Bora con motore posteriore centrale. Con la Khamsin del 1973 si tornò alla disposizione classica degli organi meccanici. Tuttavia un grosso “grazie” la Maserati deve dirlo alla Maserati 3500GT carrozzata da Touring perchè quando nel 1958 l’azienda stava per saltare, tanto da
Breve Storia dell' Automobile italiana 177 essere sotto amministrazione controllata, fu proprioil grande successo di questa 2+2 a risollevarne le sorti. La produzione della 3500 GT finì nel 1964 ma sull’onda lunga di questa bella GT proseguirono il cammino la Sebring e la Mistral di Frua. L’attività sportiva comunque continuò e vi furono vari accordi con costruttori stranieri, come la Cooper con la quale l’accordo durò due anni. Le crescenti difficoltà convinsero nel 1968 gli Orsi a cedere l’azienda alla Citroën che ne assunse il controllo anche se alla direzione tecnica rimase l’ingengere Alfieri (omonimo ma non parente del fondatore). L’ing. Alfieri in questo periodo studiò e realizzò un nuovo motore 6 cilindri a V di 2670 cc che equipaggiò la Citroën-Maserati SM. Lo stesso motore equipaggiò la Merak un coupè disegnato da Giugiaro. La grossa berlina denominata Quattroporte risultò essere una macchina molto gradita all’utenza che la adottò per le sue doti sportive e le preziose finiture
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