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Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez

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Il commercio e l’agricoltura sono i principali settori in cui operano imprese<br />

femminili: il primo ne comprende il 32% e il secondo circa il 24%. In totale, il<br />

56% <strong>del</strong>le imprese femminili appartiene a questi due settori. La quota restante<br />

è distribuita in pochi altri rami di attività, in particolare: il 10,7% nel settore<br />

<strong>del</strong>le attività manifatturiere, il 9,6% nelle attività immobiliari, l’8,9% nei servizi<br />

sociali e personali, il 6,9% nel ramo alberghiero e <strong>del</strong>la ristorazione. Nel<br />

Mezzogiorno sono più elevate sia le quote di imprese femminili agricole che<br />

commerciali, che in alcune Regioni raggiungono livelli particolarmente alti: in<br />

Basilicata e in Molise la metà o più <strong>del</strong>le imprese femminili (rispettivamente il<br />

50% e il 54%) appartiene al settore agricolo, contro l’8% circa <strong>del</strong>la<br />

Lombardia; in Calabria spicca invece la quota di imprese femminili che operano<br />

nel commercio, che raggiunge il 41%, contro meno <strong>del</strong> 22% nel Trentino-Alto<br />

Adige.<br />

La concentrazione settoriale <strong>del</strong>le imprese femminili, particolarmente<br />

accentuata nel Sud, nel Centro-Nord è più articolata, con quote significative<br />

anche:<br />

- nelle attività immobiliari, soprattutto nel Nord-Ovest e in particolare in<br />

Lombardia;<br />

- nelle attività manifatturiere, soprattutto nella “terza Italia” e dintorni,<br />

cioè in Toscana, Marche, Emilia-Romagna e Veneto (ma anche in Lombardia);<br />

- negli esercizi alberghieri e <strong>del</strong>la ristorazione, con quote che superano il<br />

10% soltanto in quattro Regioni ma con un picco <strong>del</strong> 20% in Trentino Alto-<br />

Adige;<br />

- nei servizi sociali e personali, con una presenza mediamente più<br />

consistente nelle Regioni con grandi aree urbane (Tab. 8).<br />

Si conferma così che “l’imprenditoria femminile resta rigidamente limitata<br />

ad alcuni settori di attività: gli stessi in cui è più alta la presenza femminile<br />

nell’occupazione dipendente” 173 . Si tratta di un fenomeno da tenere ben<br />

presente quando si analizzano le difficoltà e i problemi <strong>del</strong>le imprese femminili<br />

(a cominciare dal tasso di sopravvivenza), che spesso sono legati al settore di<br />

attività e al territorio, più che al genere 174 .<br />

173<br />

M. Franchi, op. cit., pag. 143.<br />

174<br />

Lo sottolinea anche il quarto Rapporto Annuale <strong>del</strong>l’Osservatorio Europeo <strong>del</strong>le Piccole e Medie<br />

Imprese (1996), che approfondisce per la prima volta il ruolo <strong>del</strong>le donne evidenziando le limitate<br />

differenze tra uomini e donne operanti nello stesso settore, rispetto alle ampie differenze che<br />

connotano imprese maschili e femminili in settori diversi.<br />

121

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