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Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez

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femminilizzazione superiore al 33%. Soltanto dopo troviamo il commercio e<br />

l’agricoltura. Nel settore dominato dalle attività <strong>del</strong> terziario avanzato, cioè<br />

“Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca”, la presenza <strong>del</strong>le imprese<br />

femminili è in aumento e raggiunge quasi il 24%, mentre si ferma al 22% nel<br />

settore <strong>del</strong>l’intermediazione monetaria e finanziaria, che pure mostra un<br />

avanzamento significativo. Le attività manifatturiere restano scarsamente<br />

femminilizzate (19,4%), e ancor meno lo sono le costruzioni (5,0%), quasi<br />

interamente maschili.<br />

Le differenze territoriali sono ancora una volta molto marcate,<br />

soprattutto in alcuni settori (Tab. 9). Ad esempio, in Liguria e in Molise il tasso<br />

di femminilizzazione <strong>del</strong>le imprese agricole è particolarmente elevato (sfiora il<br />

42% contro una media nazionale inferiore al 29%) mentre in Sardegna,<br />

Lombardia ed Emilia-Romagna è il più basso (intorno al 22%). Nelle attività<br />

manifatturiere, il “cuore” <strong>del</strong> settore industriale, Nord-Ovest e Nord-Est<br />

presentano tassi di femminilizzazione meno elevati che al Centro e al Sud:<br />

intorno al 17%, contro il 22%. Il tasso di femminilizzazione più elevato nel<br />

manifatturiero è l’Umbria, dove le imprese femminili sono un quarto di quelle<br />

attive. Questo conferma che in Italia le imprese femminili sono più diffuse dove<br />

il tessuto produttivo è più frammentato e, in qualche caso, più debole, mentre<br />

incontrano maggiori difficoltà ad affermarsi nelle aree ad economia più forte.<br />

Nel terziario, le attività commerciali hanno un tasso di femminilizzazione<br />

mediamente più elevato al Centro e al Sud, superando il dato nazionale in<br />

alcune Regioni piccole come il Molise (32,5%) e la Basilicata (31,8%), ma<br />

anche in Liguria (31%), mentre in Veneto e Lombardia le quote si fermano<br />

intorno al 23%. Sorprende che nelle attività di intermediazione monetaria e<br />

finanziaria il tasso di femminilizzazione sia mediamente più elevato nel Centro-<br />

Sud che al Nord, e che i valori più consistenti si abbiano in Sardegna, Basilicata<br />

e Valle d’Aosta, dove le quote di imprese femminili oltrepassano il 27%, a<br />

fronte di un dato medio nazionale <strong>del</strong> 22%. Invece l’incidenza<br />

<strong>del</strong>l’imprenditorialità femminile nelle attività alberghiere e <strong>del</strong>la ristorazione<br />

non presenta marcate differenze territoriali, oscillando in media tra il 33 e il<br />

34%. Persistono peraltro divari ancora ampi tra singole Regioni: in Valle<br />

d’Aosta, ad esempio, più <strong>del</strong> 38% di queste attività è femminile, contro il 29-<br />

30% <strong>del</strong>la Puglia e <strong>del</strong>la Sardegna.<br />

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