Tab. 8 - Distribuzione <strong>del</strong>le imprese femminili nei principali settori, per regione e per ripartizione geografica Agricoltura Attività manifatturiere Commercio Alberghi e ristoranti Attività immobiliari Altri servizi pubblici, sociali e personali Valle d'Aosta 28,9 4,2 25,2 15,7 8,7 8,7 8,6 100,0 Piemonte 22,4 9,0 30,2 6,2 14,4 10,2 7,6 100,0 Lombardia 8,4 14,4 29,8 7,4 18,1 12,0 9,9 100,0 Liguria 17,9 7,5 35,9 10,5 10,8 9,9 7,5 100,0 Nord-Ovest 14,5 11,6 30,6 7,5 15,9 11,1 8,8 100,0 Friuli-Venezia Giulia 31,3 7,8 26,6 10,4 8,3 9,3 6,3 100,0 Trentino-Alto Adige 28,2 6,2 21,6 20,4 8,4 8,7 6,5 100,0 Veneto 24,9 12,6 25,7 7,9 11,1 10,4 7,4 100,0 Emilia-Romagna 20,1 12,7 29,6 7,8 11,6 11,3 6,9 100,0 Nord-Est 24,1 11,5 26,9 9,3 10,7 10,4 7,1 100,0 Toscana 18,5 15,1 31,4 7,4 11,1 9,5 7,0 100,0 Marche 28,0 15,3 26,5 5,8 7,5 10,0 6,9 100,0 Umbria 29,0 12,6 28,5 6,5 7,4 9,2 6,8 100,0 Lazio 21,2 8,1 36,9 7,2 7,7 9,3 9,6 100,0 Centro 22,0 12,1 32,6 7,0 8,9 9,5 7,9 100,0 Abruzzo 35,3 9,6 26,8 6,2 5,7 9,5 6,9 100,0 Molise 53,7 5,4 22,2 4,7 3,4 6,0 4,6 100,0 Campania 25,4 8,8 39,8 5,7 5,4 5,1 9,8 100,0 Puglia 36,0 9,9 31,6 4,3 4,4 6,7 7,1 100,0 Basilicata 49,6 6,9 25,3 4,1 3,5 4,9 5,7 100,0 Calabria 24,5 10,1 41,0 6,6 4,9 7,1 5,8 100,0 Mezzogiorno 31,2 9,1 34,8 5,4 4,9 6,3 8,3 100,0 Sicilia 31,9 7,9 36,6 4,0 4,8 5,9 8,9 100,0 Sardegna 26,0 9,1 34,6 6,6 7,9 7,5 8,3 100,0 Isole 30,4 8,2 36,1 4,7 5,6 6,3 8,7 100,0 ITALIA 23,9 10,7 32,0 6,9 9,6 8,9 8,0 100,0 Qual è il tasso di femminilizzazione dei singoli settori di attività, cioè quanto incidono le imprese femminili sul totale di quelle attive? I dati <strong>del</strong>l’Osservatorio evidenziano che i settori più femminilizzati non sono né il commercio né l’agricoltura, anche se la quota di imprese guidate da donne è consistente: in media sfiora infatti, rispettivamente, il 27% e il 29%. Ma i più femminili sono i settori <strong>del</strong> terziario più tradizionale, in particolare quelli assimilabili alle attività di cura, dove la presenza femminile è ben più elevata. Si tratta in primo luogo <strong>del</strong> settore “Altri servizi pubblici, sociali e personali”, dove il tasso di femminilizzazione è <strong>del</strong> 48,6%, seguito dal settore “Sanità e altri servizi sociali”, con il 38,5%, e dai servizi domestici con il 36,2% che tuttavia varia notevolmente a livello territoriale (in tre regioni quasi il 100% <strong>del</strong>le imprese attive è al femminile). Vengono poi il settore <strong>del</strong>l’istruzione, e quello alberghiero e <strong>del</strong>la ristorazione, con un tasso di Altri settori Totale 122
femminilizzazione superiore al 33%. Soltanto dopo troviamo il commercio e l’agricoltura. Nel settore dominato dalle attività <strong>del</strong> terziario avanzato, cioè “Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca”, la presenza <strong>del</strong>le imprese femminili è in aumento e raggiunge quasi il 24%, mentre si ferma al 22% nel settore <strong>del</strong>l’intermediazione monetaria e finanziaria, che pure mostra un avanzamento significativo. Le attività manifatturiere restano scarsamente femminilizzate (19,4%), e ancor meno lo sono le costruzioni (5,0%), quasi interamente maschili. Le differenze territoriali sono ancora una volta molto marcate, soprattutto in alcuni settori (Tab. 9). Ad esempio, in Liguria e in Molise il tasso di femminilizzazione <strong>del</strong>le imprese agricole è particolarmente elevato (sfiora il 42% contro una media nazionale inferiore al 29%) mentre in Sardegna, Lombardia ed Emilia-Romagna è il più basso (intorno al 22%). Nelle attività manifatturiere, il “cuore” <strong>del</strong> settore industriale, Nord-Ovest e Nord-Est presentano tassi di femminilizzazione meno elevati che al Centro e al Sud: intorno al 17%, contro il 22%. Il tasso di femminilizzazione più elevato nel manifatturiero è l’Umbria, dove le imprese femminili sono un quarto di quelle attive. Questo conferma che in Italia le imprese femminili sono più diffuse dove il tessuto produttivo è più frammentato e, in qualche caso, più debole, mentre incontrano maggiori difficoltà ad affermarsi nelle aree ad economia più forte. Nel terziario, le attività commerciali hanno un tasso di femminilizzazione mediamente più elevato al Centro e al Sud, superando il dato nazionale in alcune Regioni piccole come il Molise (32,5%) e la Basilicata (31,8%), ma anche in Liguria (31%), mentre in Veneto e Lombardia le quote si fermano intorno al 23%. Sorprende che nelle attività di intermediazione monetaria e finanziaria il tasso di femminilizzazione sia mediamente più elevato nel Centro- Sud che al Nord, e che i valori più consistenti si abbiano in Sardegna, Basilicata e Valle d’Aosta, dove le quote di imprese femminili oltrepassano il 27%, a fronte di un dato medio nazionale <strong>del</strong> 22%. Invece l’incidenza <strong>del</strong>l’imprenditorialità femminile nelle attività alberghiere e <strong>del</strong>la ristorazione non presenta marcate differenze territoriali, oscillando in media tra il 33 e il 34%. Persistono peraltro divari ancora ampi tra singole Regioni: in Valle d’Aosta, ad esempio, più <strong>del</strong> 38% di queste attività è femminile, contro il 29- 30% <strong>del</strong>la Puglia e <strong>del</strong>la Sardegna. 123
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