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Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez

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completamente ancorato a parametri oggettivi. Il questionario si è al contempo<br />

arricchito di nuovi quesiti. Le nuove informazioni disponibili riguardano<br />

soprattutto:<br />

- una maggior sensibilità verso le nuove forme di rapporto di lavoro<br />

"atipiche" quali il lavoro interinale, il lavoro a tempo determinato, e<br />

soprattutto le collaborazioni coordinate, che in passato si confondevano<br />

all'interno <strong>del</strong>l'occupazione indipendente;<br />

- una maggiore attenzione al tema <strong>del</strong>la durata <strong>del</strong> rapporto di lavoro e degli<br />

orari di lavoro;<br />

- una più rigorosa e attendibile rilevazione <strong>del</strong>la professione degli occupati<br />

sulla base <strong>del</strong>la nuova classificazione 2001 (in precedenza veniva utilizzata<br />

la classificazione 1991, non completamente raccordata a quella europea<br />

Isco88.com).<br />

La novità maggiore, dalla quale dipende probabilmente la più elevata<br />

sensibilità nei confronti <strong>del</strong>le forme marginali di partecipazione lavorativa,<br />

soprattutto femminile, sta comunque nella filosofia complessiva <strong>del</strong><br />

questionario e nel superamento di una aporia di fondo che affliggeva quello<br />

precedente. Quest’ultimo si apriva chiedendo all'intervistato di autodefinire la<br />

propria condizione socio-lavorativa. Il soggetto poteva definirsi occupato,<br />

disoccupato o in cerca di prima occupazione, oppure in altra condizione<br />

(casalinga, studente, ritirato dal lavoro). Le risposte a questa domanda erano<br />

sottoposte a una serie di verifiche successive, dalle quali risultava poi la<br />

posizione "ufficiale" <strong>del</strong> soggetto sul mercato <strong>del</strong> lavoro.<br />

Indipendentemente dalle risposte fornite alla prima domanda, si chiedeva<br />

dunque al soggetto se aveva svolto ore di lavoro nella settimana di riferimento,<br />

oppure se era alla ricerca di un lavoro e se aveva effettivamente svolto azioni<br />

di ricerca. Nascevano così le categorie un po' singolari degli "occupati non<br />

dichiarati" (cioè le persone che svolgevano un lavoro pur non essendosi<br />

dichiarati occupati), e <strong>del</strong>le "altre persone in cerca di lavoro" (che risultavano<br />

in cerca di lavoro pur non essendosi dichiarate disoccupate o in cerca di prima<br />

occupazione). Entrambe queste categorie concorrevano alla formazione dei<br />

rispettivi stock.<br />

Tutta la procedura era un po’ farraginosa ma, soprattutto, la sequenza<br />

<strong>del</strong>le domande era tale da condizionare profondamente le risposte<br />

<strong>del</strong>l'intervistato. E' evidente che chi si è definito "casalinga" oppure "studente",<br />

per reticenza o semplicemente perché considera poco importante o di breve<br />

durata il lavoro che svolge, si sentirà in contraddizione di fronte alla domanda<br />

successiva, volta ad appurare lo svolgimento di ore di lavoro, e tenderà<br />

pertanto a rispondere negativamente, per congruenza con quanto già<br />

dichiarato. Lo stesso accadrà per chi non si è definito disoccupato, nel<br />

momento in cui gli si chiede se sta cercando un lavoro.<br />

Nel nuovo questionario l'accertamento <strong>del</strong>la condizione socio-lavorativa è<br />

fin dall'inizio ancorato unicamente a parametri oggettivi, mentre la domanda<br />

che consente l'auto-collocazione è posta alla fine e ha una impronta<br />

marcatamente soggettiva: si chiede infatti all'intervistato come "considera" 89 la<br />

89 Una esortazione in tal senso in F. Carmignani, Rappresentazione sociale e definizione statistica <strong>del</strong>la<br />

disoccupazione, "Economia & <strong>Lavoro</strong>, n. 3, luglio-settembre 1995.<br />

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