Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez
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<strong>del</strong> lavoro molto più articolato e complesso, senz'altro più aderente alla realtà<br />
ma anche più difficile da inquadrare. Sarà necessario adeguare in modo<br />
confacente l'approccio analitico e la stessa terminologia: già sulla base dei dati<br />
finora presentati, emerge ad esempio che la generica nozione di lavoro<br />
"atipico", nella quale rientra tutto ciò che non è a tempo pieno e indeterminato,<br />
non sintetizza la realtà ma la confonde. Il part-time infatti è cosa ben diversa<br />
dal lavoro a tempo determinato, ed entrambi questi fenomeni sono non<br />
soltanto differenziati al loro interno ma oltretutto possono sovrapporsi.<br />
Un discorso particolare va fatto per il lavoro indipendente. Troppo spesso<br />
consideriamo la sua estensione come la patologica sopravvivenza di una<br />
problematica peculiarietà italiana. Forse la diagnosi è giusta, ma l'attenzione<br />
sulla consistenza <strong>del</strong>l'aggregato non deve occultarne né l'eterogeneità socioeconomica<br />
né i mutamenti di composizione interna. Il nuovo lavoro<br />
indipendente include 500 mila collaboratori, e per ciò stesso muta significato,<br />
ma comprende da sempre imprenditori grandi e piccoli, liberi professionisti, e<br />
coadiuvanti <strong>del</strong>l'azienda familiare. Figure fra loro così diverse che non vanno<br />
confuse, e oltretutto, nel tempo, hanno probabilmente cambiato fisionomia. Chi<br />
sono i liberi professionisti di oggi e quanto sono liberi rispetto al passato?<br />
Anche alcune categorie interpretative consolidate cambiano significato.<br />
Così è ad esempio per il concetto di "scoraggiamento". Come si è visto, la<br />
rilevazione continua riesce a cogliere forme di lavoro femminile che prima<br />
risultavano nascoste perché circoscritte nella durata o nell'orario. Questa<br />
nuova sensibilità, però, non è limitata soltanto al lavoro ma alla partecipazione<br />
nel suo complesso: abbiamo non soltanto più donne occupate ma anche più<br />
donne disoccupate e più donne alla ricerca non attiva o semplicemente<br />
disponibili al lavoro (Graf. 9). E' ovvio che questa partecipazione marginale è<br />
più facilmente suscettibile di oscillazioni nel breve periodo, in relazione alle<br />
occasioni concrete offerte dal mercato.<br />
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