Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - Formez
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al 5,6% <strong>del</strong>le imprese); ai Centri pubblici per l’impiego (dal 5,2% al 3,7%); e<br />
ad altri canali (dal 2,8% al 2,2%). Infine, è rimasto stabile il ricorso alle<br />
Società di selezione e di intermediazione private e alle associazioni di categoria<br />
(2,3%); e alla rete Internet (0,2%).<br />
Passiamo ora alle prospettive per il 2005 dichiarate dalle imprese all’inizio<br />
<strong>del</strong>l’anno e confrontate con il consuntivo 2004. Si prevede che il “passaparola”<br />
subisca un netto ridimensionamento scendendo dal 63,6% al 47,9%, e che le<br />
banche-dati aziendali registrino un ulteriore ma modesto incremento, passando<br />
dal 20,8% al 23,1%, cosicché il 71% <strong>del</strong>le imprese continuerà a utilizzare<br />
canali informali. Tutti i canali formali di ricerca <strong>del</strong> personale dovrebbero invece<br />
essere utilizzati da un maggior numero di imprese. Eccoli in graduatoria<br />
secondo gli incrementi <strong>del</strong>le quote: inserzioni dal 5,6 al 9,8%; Società di<br />
somministrazione dall’1,4 al 4,1%; Centri pubblici dal 3,7 al 6,1%; Società di<br />
selezione dal 2,3 al 4,1%; altri canali (fra cui comuni e università) dal 2,2 al<br />
4,8%:Internet dallo 0,2 al1%.<br />
Considerando poi anche il consuntivo 2003 i soli trend rilevabili nel<br />
triennio 2003-2005 ci dicono che cala il “passaparola” mentre crescono le<br />
banche-dati aziendali e soprattutto le Società di somministrazione, la cui quota<br />
è minuscola ma la cui dinamica appare impetuosa. In sostanza, le imprese<br />
sembrano ben disposte verso le novità ma non le hanno ancora sperimentate.<br />
Esaminiamo ora le modalità d’impiego previste dalle imprese nelle<br />
assunzioni <strong>del</strong> 2005. La maggiore novità è che la quota di impieghi a tempo<br />
indeterminato scende al 49,9%: in sostanza, meno di metà dei posti offerti è<br />
permanente. Il dato è inferiore di quasi 10 punti rispetto alle previsioni 2004,<br />
quando gli impieghi a tempo indeterminato erano il 58,4% e, oltretutto,<br />
risultavano in aumento rispetto alle previsioni 2003 (56,5%). Questo rilevante<br />
spostamento si deve quasi tutto alla crescita <strong>del</strong>le assunzioni a termine: i<br />
contratti a tempo determinato salgono infatti dal 29,2% al 37,9% <strong>del</strong> totale. Le<br />
imprese prevedono che le assunzioni con contratto di apprendistato saliranno<br />
dall'8,1 al 9%, e gli altri vari tipi di impiego flessibile dall'1,3% al 3,2%.<br />
Considerando i settori, la perdita di posti a tempo indeterminato risulta<br />
maggiore nei servizi, dove la loro quota dal 57,7 al 48,9%, e minore<br />
nell'industria, dove la quota scende dal 59,4 al 51,6%. Considerando le zone,<br />
la perdita risulta maggiore nelle imprese <strong>del</strong> Centro e <strong>del</strong> Nord-Est, dove la<br />
quota di posti stabili scende rispettivamente al 46,8% e al 48%, e minore in<br />
quelle <strong>del</strong> Nord-Ovest e <strong>del</strong> Sud-Isole, dove la quota resta superiore alla metà<br />
(rispettivamente: 50,9% e 53%). Considerando le dimensioni, la perdita di<br />
posti stabili risulta maggiore nelle medie imprese, dove la loro quota scende al<br />
46%, e nelle piccole (48,6%) mentre risulta minore nelle grandi imprese<br />
(50,6%), nelle micro-imprese (50,9%) e soprattutto in quelle medio-grandi<br />
(56,4%).<br />
Da che cosa dipende questo sensibile aumento di impieghi temporanei? Ha<br />
sicuramente pesato la situazione economica, che ha indotto un minor numero<br />
di imprenditori ad assumere in pianta stabile. E quanto può avere pesato la<br />
riforma <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong> lavoro? Il confronto fra i consuntivi 2003 e 2004<br />
mostra innanzitutto che la quota di imprese con impieghi flessibili è salita<br />
appena dal 43,1% al 44,5%, cioè è rimasta praticamente ferma. In generale,<br />
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